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Thiago Motta, non solo Allegri: in Juve-Bologna il confronto diretto è con Italiano

I bianconeri hanno sette punti in meno rispetto alla passata stagione, mentre i rossoblù non hanno pagato in classifica il cambio di allenatore. Nel match di sabato si rivedrà Vlahovic

TORINO – Chiamato a strabiliare nel confronto, di punti e di idee, con il suo predecessore alla Juventus, Thiago Motta rischia piuttosto di sfigurare in quello con il suo successore al Bologna, che sabato (ore 18) gli farà visita e, negli auspici rossoblù, anche un vendicativo scherzetto. Motta è colui che ha riportato il Bologna in Champions dopo 60 anni, ma dalle parti di piazza Maggiore è ormai ricordato come quello che ha tradito per interesse un amore che non immaginavano così fuggevole. Intanto, in Bologna-Monza di Coppa Italia la curva lo ha insultato preventivamente, giusto per annunciare l’aria che tira.

Le potenzialità della Juventus di Thiago Motta

La Juventus di Thiago Motta ha, al momento, sette punti meno di quella di Allegri: una voragine. Il confronto tuttavia non regge per vari motivi: Max aveva una squadra a fine ciclo ma zeppa d’esperienza, Max non faceva le coppe, Max non aveva tutti questi infortuni, Max aveva sfoderato un girone d’andata formidabile (14 vittorie e 46 punti) e dunque così eccezionale dal risultare imparagonabile: difatti il ritorno fu un disastro e alla fine chiuse terzo con 71 punti, 1,87 a partita, la stessa media attuale. La logica dice che la Juve mottiana è destinata a migliorare perché l’emergenza infortuni rientrerà, il mercato porterà rinforzi e i giovani si faranno un poco esperti. E dice anche che pure a Bologna Motta partì come un accumulatore seriale di pareggi e soltanto nella seconda parte del campionato prese il volo, anche se quella sera la sua seconda stagione bolognese e ne aveva già avuta una quasi intera per mettere a dimora la sua filosofia: anche a Torino dovranno aspettare il secondo anno, prima che la squadra smetta di percorrere a passo lento quella che l’allenatore continua a chiamare “la strada giusta”?

Gli infortuni della Juventus

Lasciato da parte Allegri, è con Italiano che Thiago Motta si deve ora raffrontare, con lui e con il Bologna che gli ha lasciato: con una squadra sensibilmente più debole (non ci sono più Zirkzee, Calafiori e Saelemaekers, Ferguson è appena rientrato e nessuno degli acquisti estivi sta incidendo) e la disabitudine alle fatiche della Champions a fare da freno, i rossoblù si presenteranno allo Stadium con gli stessi punti di un anno fa (21) e un identico ruolino di marcia (5 vittorie, 6 pareggi, 2 sconfitte). Se sabato battessero la Juve opererebbero addirittura un sorpasso virtuale, perché si porterebbero a -2 con una gara in meno. Una situazione inimmaginabile, anche perché la Juve ha chiuso il mercato con un rosso di 61 milioni – senza contare gli 86 che serviranno per i riscatti di Nico Gonzalez, Di Gregorio, Conceiçao e Kalulu – mentre il Bologna ne ha guadagnati 51, anche se Italiano sta valorizzando Castro, vent’anni e un bagaglio tecnico di altissimo livello. Motta invece non lo considerava.

La rivoluzione di Italiano a Bologna

Anche Italiano è partito piano, perché non è stato facile vincere le resistenze al cambiamento di un gruppo che, col metodo Motta, a un certo punto si sentì magicamente imbattibile. Anche Italiano, come Motta, ha cominciato arrancando tra un pareggio e l’altro, però ne ha vinte quattro delle ultime cinque e adesso vede inaspettatamente la Juve a portata di mano. A Torino resistenza al cambiamento non ce n’è stata e anzi la società ha accuratamente estirpato ogni residuo di allegrismo così da consentire a Thiago Motta di predicare la new age bianconera nell’ambiente più adatto al recepimento della novità. Difatti l’avvio era stato bruciante (3-0 3-0 in campionato, 3-1 in Champions) e il rallentamento, poi addirittura diventato impantanamento, è venuto dopo. Presa dall’euforia del nuovo, la gente soltanto adesso si sta mettendo, preoccupata e dubbiosa, a guardare la classifica (sesto posto in campionato, diciannovesimo in Champions), ma le ragioni per credere a un brusco miglioramento esistono e a quelle ci si appiglia, oltre che alla fiducia, in sé stesso e nella squadra, che Motta ostenta senza deflettere di un millimetro. Poi, certo, gli infortuni non sono solo una disdetta casuale e può c’entrare il fatto che l’allenatore e il suo staff per la prima volta gestiscono giocatori impegnate in più competizioni.

Il ritorno di Vlahovic

Di sicuro, a un certo punto s’è formato un circolo vizioso: gli infortuni hanno accorciato una rosa già non lunghissima, costringendo i reduci a sforzi supplementari che hanno procurato a loro volta nuovi infortuni. Sabato, almeno, rientrerà Vlahovic, impegnato in una continua sfida al futuro (molti lo rimpiazzerebbero con Zirkzee), mentre a Motta spetta un doppio confronto con passato che gli sta mostrando denti e artigli.

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