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Ti lascio e ti affondo, il crollo dello Sporting senza Amorim: primato perso e allenatore esonerato

Dall’addio del tecnico, passato al Manchester United, il club portoghese, fino a quel momento irresistibile, ha infilato una serie negativa di risultati e subito il sorpasso del Benfica. Via Pereira, tocca a Borges

Amorim è una cosa meravigliosa. Ma solo finché è rimasto seduto sulla panchina dello Sporting Lisbona. Appena si è alzato – per firmare con il Manchester United e volare in Premier – l’incantesimo si è spezzato, il brutto anatroccolo è rimasto brutto, la favola si è incupita e la maledizione ha inceppato l’ordine delle cose. Per lui, per la squadra che ha allenato, per quella che sta allenando: fatale fu l’inattesa piega degli eventi.

Amorim e l’occasione della vita

Il 1° novembre il 39enne Ruben Amorim, il più emergente dei tecnici emergenti d’Europa, ammantato della meritata fama che spesso accompagna chi mette in circolo idee nuove, lasciava lo Sporting per correre in soccorso del Manchester United, da anni avviluppato in una crisi nera. Disse all’epoca dei fatti Amorim: “E’ l’occasione della vita. Ora o mai più”. Ora, nel senso (imperativo latino) di prega perché quello è un saggio modo di affrontare la questione-Red Devils da un decennio a questa parte.

Sporting, il crollo senza Amorim

A Old Trafford avevano appena esonerato l’olandese ten Hag, altro profeta per mancanza di prove, e dopo l’intermezzo con Ruud van Nistelrooij, avevano individuato nel portoghese che si ispira a Mourinho l’uomo giusto per (ri)trovare credibilità. A raccogliere l’eredità di Amorim era stato Joao Pereira, promosso dalla seconda squadra. Da lì in poi: un fallimento seriale. Con Amorim i “Leoni” dello Sporting erano – semplicemente – irresistibili: primi in campionato con un +5 sul Benfica, con la qualificazione agli ottavi di Champions in tasca e imbattuti in entrambe le competizioni. Sciagurato è stato l’avvicendamento. Con Joao Pereira alla guida, la squadra ha perso 4 partite su 8 complessive (4 punti su 4 turni di campionato), si è fatto sorpassare dal Benfica e rischia i play off in Champions. Poteva andare peggio, ma anche no.

Via Pereira, tocca a Borges

A Natale – e ci vuole del fegato – il club ha esonerato Joao Pereira con un tweet su X, sfilando Rui Borges al Vitoria Guimaraes e affidandogli una squadra disorientata, senza più la bussola del vecchio allenatore, involuta persino nei suoi giocatori migliori, vedi alla voce Gyokeres, il vichingo simil-Haaland che – da quando Amorim se n’è andato – ha smarrito la via del gol. Nel mentre, Amorim ha perso 5 partite su 10 e – al netto del derby vinto contro il più scombiccherato City del decennio – ha visto diventare Old Trafford terra di conquista: nelle ultime due partite casalinghe di Premier, lo United ha perso contro Nottingham Forest e, prima di Natale, contro il Bournemouth.

Amorim in rotta con Rashford

Non bastasse, il tecnico è entrato in rotta di collisione con Rashford, escluso fino a data da destinarsi, e deve fare i conti con la pentola a pressione della contestazione. Il 14° posto in classifica è la fotografia perfetta di una stagione disastrosa, l’ennesima dopo che – nel 2013 – si chiuse l’epopea di Sir Alex Ferguson, che nei suoi 27 anni di dominio in Inghilterra e in Europa aveva portato in bacheca 38 dicesi 38 trofei. Amorim che vieni, Amorim che vai: a Lisbona si struggono nel ricordo di quei giorni perduti a rincorrere il vento, a Manchester – quella folata di vento – la stanno ancora aspettando.

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