MILANO — Il confronto con la Germania, che l’Italia non batte dalla doppietta di Balotelli nella semifinale dell’Europeo 2012, non può mai mentire: è da sempre una prova della verità. Gli esami con la Francia a settembre e novembre non hanno chiarito del tutto a che punto stia la Nazionale, nel percorso verso il Mondiale americano. Spalletti ammette l’importanza del duello di stasera a San Siro: «Sfide come queste hanno il peso della storia e lasciano tracce. Ma non siamo più a rischio di sbandamento come all’ultimo Europeo». E il Mondiale, assicura il ct, è un traguardo, non un’ossessione: «Questi ragazzi sono riflessivi, mettono in pratica ciò che proviamo in allenamento: con loro ci sarà crescita».
L’importanza di Italia-Germania per il Mondiale
Sulla locandina delle due verifiche in 4 giorni, tra oggi e domenica a Dortmund, ci sono Donnarumma, Barella e Tonali contro Musiala, Kimmich e Sané, più Kean in grassetto. Chi supera il turno ottiene le semifinali di Nations League a giugno a Torino e un cammino meno faticoso nelle qualificazioni al Mondiale 2026, cioè un girone a 4 squadre a partire da settembre (avversarie Slovacchia, Irlanda del Nord e Lussemburgo) invece di uno a 5 già da giugno (Norvegia, Israele, Estonia e Moldova).
La frecciata di Calafiori alla Germania
Divisi all’anagrafe da quasi 29 anni, ma uniti dalla stessa volontà di riforma, Spalletti e Nagelsmann perseguono la risalita al vertice – la Mannschaft occupava il tetto del mondo nel 2014 – attraverso analogo manifesto tattico: con la velocità e col ritmo, avendo abiurato ogni categoria obsoleta e le antiche diatribe sul calcio italiano, classificato dai tedeschi come bieco esecutore del catenaccio, il che spinge Calafiori a una frecciatina: «Quando loro hanno avuto spocchia, li abbiamo riportati con i piedi per terra». Spalletti preferisce un’analisi articolata: «Capiterà anche di difenderci in 11, ma lasciamo perdere le etichette. Nagelsmann sa dare alle sue squadre un’identità chiarissima, basata sull’offensivismo». L’avvento di Guardiola al Bayern, argomenta, è stato lo spartiacque del calcio tedesco: «Dalla prevalenza della fisicità è passato a una proposta di calcio completa».
Le formazioni di Italia-Germania
Il sottinteso è che anche l’Italia propone un gioco non banale: il 3-5-2 prescinde dagli interpreti: «Italia e Germania non hanno mai assenze: chi gioca è sempre forte». Mancheranno da una parte Wirtz, Havertz e Fullkrüg, in pratica l’attacco, più il portiere Ter Stegen, e dall’altra Dimarco, Retegui (lieve infortunio muscolare), Cambiaso e la riserva di lusso Zaccagni. Ma non si spaventano la Mannschaft del solido Goretzka e del talentuoso terzetto Sané-Musiala-Adeyemi, né la Nazionale con Di Lorenzo-Bastoni-Calafiori davanti a Donnarumma, Barella e Tonali accanto a Rovella (regista preferito a Ricci), gli esterni Politano redivivo e Udogie e il duo d’attacco Kean-Raspadori («l’uno maturato e perfetto per i capovolgimenti continui, l’altro in formissima»). Casadei e Frattesi sono i jolly in corso d’opera. L’incognita è sui diffidati: Donnarumma, Bastoni, Kean e Frattesi devono evitare l’ammonizione. Comunque Italia-Germania non finirà qui. L’8 e il 16 aprile, nei quarti di Champions, il duello sarà tra Inter e Bayern.