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Tra spalti vuoti e minuto di silenzio negato: i tanti dubbi della Supercoppa a Riad

La cornice desolante di Inter-Atalanta, le polemiche per il mancato di ricordo di Aldo Agroppi. Perplessità a cui vanno aggiunte quelle sui bambini dotati di POS che vendono bandiere

RIAD – Lo stadio vuoto per metà, nonostante in campo ci fossero i campioni d’Italia e i vincitori dell’ultima Europa League. I bambini che vendono per strada sciarpe e bandiere, ai piedi di grattacieli futuristici, proprio davanti allo stadio dove Cristiano Ronaldo guadagna 200 milioni a stagione. E incidenti culturali come quello dello scorso anno, quando il pubblico arabo fischiò il minuto di silenzio per la morte di Gigi Riva, spingendo la Lega di Serie A a non ripetere l’esperimento, in ricordo di Aldo Agroppi. La Supercoppa Italiana a Riad pone diversi interrogativi. Il primo: ai sauditi piace davvero il calcio?

Spalti semivuoti per Inter-Atalanta

CR7 qui è considerato un semidio. La sua immagine è ovunque, i sauditi ne vanno fieri come fosse nato qui, o anzi di più, perché lui l’Arabia Saudita l’ha scelta. “Se lo vedi in faccia, sembra più arabo di me”, diceva fiero uno steward dello stadio dell’Al-Nassr, dove si sono sfidate Inter e Atalanta. Ma Cristiano a parte, il dubbio che il calcio interessi poco c’è. Gli spalti vuoti di ieri sera lo rafforzano. Se in una città di 8 milioni di abitanti non se ne trovano 25.000 disposti a vedere Inter-Atalanta, in quanti saranno in tribuna per vedere, ad esempio, Repubblica Ceca-Paraguay al Mondiale 2034? I sauditi hanno nove anni per pensarci. E per cercare di diffondere davvero nel loro Paese l’amore per il pallone.

Biglietti a prezzi abbordabili, molti anche regalati

I biglietti per la partita di ieri sera erano in vendita a prezzi non proibitivi. C’erano tagliandi da 23 euro. E in ogni caso, moltissimi posti erano stati prenotati da sponsor, per lo più istituzionali, che poi li hanno regalati a dipendenti e amici, come raccontavano i (distrattissimi) occupanti degli sky box prima della partita. Ma anche a regalare loro i biglietti, è difficile convincere i sauditi ad andare allo stadio. La Lega di Serie A ha registrato quasi 17.000 biglietti distribuiti, ma basta il colpo d’occhio per accorgersi di come molti abbiano rinunciato ad andare allo stadio, pur avendone il titolo. Vedremo come andrà per Milan-Juventus. Sembra che, almeno per il match fra i due club italiani più titolati, ci sarà il sold-out.

Bambini con il POS in mano a vendere le bandiere

I bambini che vendono bandiere per strada, spesso con in mano il POS per le carte di credito e adulti che danno loro ordini, è una scena che si ripete di edizione in edizione. Amnesty International da tempo denuncia il ricorso nel regno al lavoro minorile – anche per lavori ben più pesanti della vendita di sciarpe e bandiere – oltre alle violazioni dei diritti umani. E ci si chiede come sia possibile che l’organizzazione degli eventi sportivi consenta un simile spettacolo. Investire nello sport, nell’ambito del progetto Vision 2030, è il modo con cui l’Arabia Saudita ha deciso di aprirsi al mondo. Ma aprendosi, cosa vuole mostrare di sé?

Il minuto di raccoglimento negato

L’ultimo aspetto problematico emerso è quello dei cosiddetti “incidenti culturali”. I fischi al minuto di silenzio per Beckenbauer e Riva lo scorso anno ne sono la prova più evidente, con offesa di tutti, italiani e sauditi. E qui il problema devono porselo gli occidentali. È legittimo pretendere che in Arabia Saudita accettino che si portino in casa loro le nostre tradizioni? Fino a che punto è necessario conoscere la cultura di un Paese, quando si decide di andarsi a prendere i loro soldi? La Lega di Serie A ha un contratto con i sauditi per la Supercoppa Italiana da 23 milioni a stagione, di cui 8 vanno alla squadra vincitrice. Il torneo si giocherà in Arabia per due volte nei prossimi 4 anni. Un’occasione per conoscersi meglio, al di là dei quattrini.

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