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Tudor cerca l’altra Juve: “Dimentichiamo il City con il Real senza timori”

Finora la squadra bianconera è stata a due facce. Contro i Blancos il tecnico cerca quella che ha iniziato il Mondiale per Club

Miami – Il punto non è se la Juventus riuscirà a giocarsela alla pari con il Real Madrid che, come ammette Tudor, «è più forte di noi, va detto senza problemi», ma se saprà evitare quell’imbarazzante senso di inferiorità che l’ha attanagliata da quando è cominciata a quando è finita la partita contro il City. «Abbiamo avuto un po’ troppo rispetto di loro»: vale a dire che ne hanno avuto paura, ed è da quel giorno che l’allenatore lavora soprattutto sulla testa dei suoi, per capire se quel cedimento strutturale sia dipeso da una somma di motivi (la stanchezza fisica e mentale, l’appagamento per la qualificazione già raggiunta, la formazione cambiata) o se sia stato il tarlo dell’inferiorità a insinuarsi nelle menti di giocatori che un mese fa tremavano all’idea di non sapere vincere a Venezia.

Tudor e la sconfitta con il City: “Tutto fa scuola”

Se la Champions acciuffata e le due sonanti vittorie con cui era cominciato il Mondiale avevano restituito fiducia e autostima alla squadra, la batosta di Orlando potrebbe averle rimesse in discussione. «È stata una sconfitta che non ci è piaciuta», continua Tudor, «ma ne abbiamo già parlato tanto. Tutto fa scuola, si impara, si cresce. Da domenica mattina, con i miei sto battendo sullo stesso tasto: questa partita va preparata come una finale e dobbiamo provare a vincerla in tutti i modi. Il Real è forte, anche più del City: sta cambiando in tutto, ha tecnica e motore, è organizzato e pedala. Non dico che li batteremo, ma che abbiamo delle chance, quante non lo so e non è neanche importante saperlo, e dobbiamo giocarcele. Abbiamo anche noi le nostre armi e le nostre possibilità». Quelle del Real sono in trasformazione: Xabi Alonso ha introdotto la difesa a tre, Bellingham e Arda Güler fanno i centrocampisti puri e in attacco c’è un ragazzo del vivaio, Gonzalo, che è il pronipote di Rita Hayworth e sta tenendo in caldo il posto a Mbappé, guarito ma spossato dalla gastroenterite.

Yildiz torna al centro della squadra

Tatticamente Tudor cambierà. Intanto tornerà Yildiz, ormai il centro di ogni cosa, e con lui Kolo Muani come centravanti (mentre dall’Italia rimbalzano le voci su nuovi contatti con l’entourage di Osimhen) . Gli ex titolari con la luna storta – Nico Gonzalez, Vlahovic – torneranno in panchina, Douglas Luiz è ormai come se non ci fosse, ma a cambiare sarà prima di tutto l’atteggiamento: contro il City la Juve ha preso quattro gol su cinque con lo stesso cliché (passaggio in verticale per un giocatore che tagliava diagonalmente) ed è andata a rimorchio delle idee inglesi. Contro il Real Tudor chiederà maggiore aggressività, organizzerà un blocco basso e difensivo e potrebbe aggiungere dinamismo e spirito di sacrificio piazzando McKennie come incursore, al posto di Conceiçao. In difesa mancherà Savona ed è una cosa seria, perché Gatti ha autonomia limitata (ieri era pure febbricitante): «Dobbiamo correre ed essere aggressivi più di loro», ribadisce Tudor, che però sa che è psicologico il grosso del lavoro da fare.

Obiettivo Real Madrid

Sabato ha dato una giornata di riposo «perché c’era bisogno di un reset», anche se lui non ha staccato. «L’allenatore non può farlo mai, si porta sempre il lavoro a casa. Se anche siamo in piscina, io e il mio vice Javorcic parliamo solo delle cose da fare». I giocatori non hanno questa ossessione, ma almeno qualche chiodo fisso Tudor sta provando a impiantarglielo: «Ai miei tempi, se chiedevi a cento giocatori se preferivano giocare contro il Real o una squadra di alta classifica, tutti e cento ti rispondevano Real. Ho fatto la stessa domanda ai miei, spero che in 20 mi rispondano la stessa cosa».

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