TORINO – A Tudor sarà venuta in mente la partita più pazza della sua vita prima di queste due, nell’anno 2000, un Amburgo-Juventus 4-4 di montagne russe anche più spericolate di quelle di martedì sera: Pippo Inzaghi fece una tripletta, il portiere rigorista Butt segnò una delle tre reti rifilate in carriera ai bianconeri e nel tabellino dei marcatori entrarono anche due croati di un certo talento ma di non esagerata confidenza con il gol, Igor Tudor e Nico Kovac, vale a dire i due allenatori dell’esagerato Juve-Borussia appena visto allo Stadium: sono due che predicano la concretezza, ma evidentemente amano concedersi delle divagazioni.
Tudor e una Juve stanca
I tedeschi si sono fatti impallinare a ripetizione per l’evidente incapacità di rinchiudersi in difesa quando è il caso (specie se, come l’altro ieri, dietro mancavano loro i giocatori migliori, Süle, Emre Can e Schlotterbeck), è invece più difficile captare il senso dell’andirivieni juventino tra la nefandezza e il pezzo di bravura perché non siamo abituati a questa Juve pazza, persino scriteriata, esagerata nel bene come nel male, anche se poi sia con l’Inter sia col Borussia c’è stato il lieto fine. «Quello che è successo non si ripeterà», provava a ragionare Tudor al termine della seconda notte con il cuore a tamburo. «Fatico a spiegare quello che è successo, ma credo che tutti questi gol possano essere la conseguenza della stanchezza per due partite ravvicinate contro due squadre fortissime. Nell’intervallo molti avevano le facce bianche, erano morti. Yildiz avrei dovuto toglierlo».
Il peso del Mondiale per club
Resta il fatto che la Juve ha fatto le pazzie anche contro l’Inter, quando in teoria di stanchezza pregressa non avrebbe dovuto averne, e d’altronde siamo appena a metà settembre. Alla base di queste difficoltà c’è anche il Mondiale per club, che ha accorciato di molto le ferie dei giocatori, poi costretti a una preparazione estiva molto compressa, con appena due amichevoli a introdurre gli impegni ufficiali: lo staff di Tudor sta lavorando su questo aspetto. Ma al di là di ciò, c’è certamente anche qualche problema soggettivo: Yildiz anche l’anno scorso ha faticato a reggere il triplo impegno consecutivo, mentre Bremer deve gestire le forze dopo dieci mesi di convalescenza. Sta seguendo un programma di recupero rigido, lavora anche a casa con un preparatore personale ma tra un massimo sforzo e l’altro ha bisogno di tempi di recupero più lunghi: la gara contro il Borussia l’ha un po’ patita.
Tra esplosioni di rabbia feroce e passaggi a vuoto
Sussistono però altri elementi di follia, su entrambi i lati della medaglia: le esplosioni di rabbia feroce di Vlahovic, 4 reti in 141’, corrispondono ai balbettii iniziali di Openda e David, a prima vista non l’ideale per il sistema di gioco di Tudor, e il carattere che schiuma nei momenti più impensabili si alterna ai passaggi a vuoto improvvisi anche dei giocatori più affidabili, come Thuram. E ci sono due dati che fanno riflettere: i quattro gol in tre giorni concessi a un tiratore liberato al limite dell’area o nei pressi (due volte Çalhanoglu, Adeyemi, Nmecha) e le sette reti incassate da Di Gregorio su nove tiri ricevuti: ne ha parati appena due, e questo è un problema che non c’entra nulla con la stanchezza.