Uno come Tudor farebbe ancora molto comodo in campo. Difatti. È lui a dare la palla a Koopmeiners all’inizio dell’azione che porta in vantaggio la Juve, “non è uno schema, mi è venuta così”. Sempre stato un jolly, da calciatore, Igor il terribile (occhio che passa per uno che litiga con tutti). E adesso è diventato un mister raccattapalle e uomo assist. Talmente è ancora in campo, Tudor, da prendersi un giallo perché se ne va dall’area tecnica come un Simone Inzaghi qualunque. Con il quarto uomo hanno parlato tanto, sono diventati molto amici, forse continueranno a vedersi.
Tudor urla, si sbraccia, applaude, protesta
Completo scuro, abito da matrimonio e del resto sabato lo era: Igor si è rimesso con la sua ex e si amano ancora. La sua voce si sente nitidamente quando urla, cioè sempre, un po’ alla Conte, decibel che coprono pure il tifo. Per il resto si sbraccia, cammina, applaude, protesta e soprattutto tocca. Un allenatore molto fisico: abbraccia tutti, bacia McKennie sulla fronte, accarezza Yildiz per quel bel regalo di corto muso e occhio lungo. Lo jugoslavo alto, come lo chiamò l’Avvocato, lo ringrazia così.
Le frasi alla Boskov di Tudor
Poi, parla come Boskov. “L’abbiamo tirata col cuore, e da questi momenti si esce col lavoro. Ho visto calcio verticale e intensità, bene Dusan, Koop va recuperato, Loca ha questa roba di cercare gli altri sempre. Sono molto soddisfatto dopo tre giorni con i ragazzi”.
Yildiz: “Tudor ci dà e ci chiede energia”
Pizzetto bianco e nero, tutto in Tudor è colore sociale, barbetta risorgimentale e proprio questo gli si chiede: far risorgere la Juventus con patrio orgoglio. Lo stadio gli dedica un solo coro ma intenso, lui all’inizio ha una faccia tesa e sorrisi tiratissimi, va avanti e indietro in campo nel riscaldamento a braccia conserte, poi ficca le mani in tasca, quelli alti non sanno mai dove metterle. Sembra bollente dentro e fuori, come dev’essere nelle solennità. E non sarà stata una partita memorabile, ma qualche applauso è tornato a rimbombare. “Il mister ci ha dato e ci ha chiesto energia” hanno detto Yildiz e Locatelli. “Siamo un gruppo”, ha aggiunto il turco. Prima, forse un po’ meno. Igor il terribile è entrato in campo al ritmo di Thundertruck degli AC/DC, cioè “Fulminato” ma anche attonito, stupefatto. Dice la canzone: “Ero preso nel bel mezzo di una tempesta di fulmini, mi guardai attorno e capii che non c’era modo di tornare indietro”. Ecco, così. Per altre otto partite e magari per l’eternità.