VENEZIA – Tudor sarà l’allenatore della Juventus al Mondiale per club in ogni caso, e non solamente se avrà la certezza che continuerà a esserlo anche nella prossima stagione. Domenica sera, a qualificazione in Champions ancora calda, aveva espresso con amarezza la convinzione che sarebbe stato insensato presentarsi negli Stati Uniti con la panchina in bilico, ma lunedì mattina è stato richiamato da Giuntoli al rispetto degli accordi presi a marzo: i patti erano che Tudor avrebbe fatto il Mondiale (lui stesso aveva spinto perché fosse così) e che il suo destino si sarebbe deciso dopo, e alla fine il tecnico di Spalato si è deciso a rispettarli, come ha confermato anche il suo procuratore, Anthony Seric, parlando a Sky: “Igor non metterà alcuna fretta alla società sulla scelta futura perché spera chiaramente di poter ancora essere l’allenatore della Juventus nella prossima stagione. Ne rispetterà i tempi della scelta”.
Le parole di Tudor
Ma dopo che da settimane gli svolazza addosso l’ombra di Conte, l’amarezza di Tudor era in ogni caso del tutto comprensibile e domenica sera l’ha espressa con chiarezza: “Penso sia una cosa logica, naturale, giusta. Se andassi in una competizione del genere senza sicurezza sul futuro, i giocatori cosa direbbero? Mi guarderebbero e si chiederebbero: tu cosa sei venuto a fare? Non avrebbe senso, non sarebbe una bella cosa per il club, per la squadra e neanche per l’allenatore”.
Tudor, con la Champions arriva il rinnovo automatico
Con la qualificazione in Champions League, Tudor ha ottenuto in automatico il rinnovo del contratto fino al 2026, ma la società può rescindere entro il 31 luglio pagando una penale neanche troppo elevata. Giuntoli gli ha ribadito che di chance di rimanere anche nella prossima stagione ne ha ancora, ma è chiaro che la primissima scelta della Juve rimane Conte. Però a Torino nessuno ancora sa se e quando il neo campione d’Italia potrà liberarsi, e in ogni caso non viene considerata una buona idea andare in America con un tecnico che non conosce la squadra, a maggior ragione una squadra così problematica. Scartata a priori anche la possibilità di affidarsi a un traghettatore tipo Brambilla o Magnanelli, allenatori della Next Gen e della Primavera rispettivamente. Toccherà quindi a Tudor, obtorto collo. In questa situazione confusa, una sicurezza dovrebbe comunque averla maturata: sulla panchina della Juve che verrà o ci sarà lui o ci sarà Conte, è ben difficile che Giuntoli si metta a battere una terza via.
Le parole di Locatelli
Nelle ultime settimane Tudor aveva però fiutato l’aria e si era domandato se avesse senso scaldare la panchina per Conte, o chi per lui: l’idea non lo aveva entusiasmato. Intanto, però, Igor ha incassato il gradimento del capitano Locatelli: “È un grande allenatore, una grande persona e ha un grande staff”. La Juve debutterà al Mondiale per club il 19 giugno e partirà per gli Stati Uniti il 14: sarebbe stato difficile programmare un cambio di panchina in così poco tempo e il paragone con il Real non regge, perché la staffetta Ancelotti-Xabi Alonso era stata pianificata da mesi.
Cosa serve alla Juve del futuro
Tudor ha dato comunque un’impressione di grande serenità: “Io accetto tutto, so come funziona la vita dell’allenatore. Mi godo non il risultato ma il percorso fatto per raggiungerlo: è stata questa la vera goduria”. E sul futuro della Juventus ha le idee chiare: “Cosa manca a questa squadra? Prima di tutto di essere al completo, e poi di inserire due o tre acquisti mirati, di spessore e anche di una certa età, perché serve esperienza. A quel punto potrebbe lottare per lo scudetto”. Ecco, Tudor ha già uno dei requisiti che verranno richiesti all’allenatore della Juventus 2025/2026: garantire di lottare per il titolo con due o al massimo tre innesti di alto livello, nello specifico un centrocampista (i riferimenti sono Tonali, Ederson e Frattesi) e un centravanti (Osimhen, David, Hojlund). Tudor lo garantirebbe. E Conte?