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Tudor per tutta la stagione, il patto di stabilità della Juventus

Il nuovo dg Comolli conferma il tecnico croato, cerca ancora due figure dirigenziali e tratta i casi Kolo Muani e Vlahovic

Torino – La nuova Juventus è un tavolo a cinque gambe, perché c’era un evidente bisogno di stabilità e solidità dopo il terzo ribaltone societario in tre anni e mezzo e la quarta dirigenza bruscamente avvicendata da quando è stata deposta la tirannia dei nove scudetti di fila. Damien Comolli, il nuovo direttore generale, si è presentato con la prima decisione forte, confermando Igor Tudor anche per la prossima stagione, e il piglio di chi comanda, ma non dell’uomo solo al comando.

Juve, si costruisce una struttura articolata

Si sta costruendo una struttura articolata, con l’ad Maurizio Scanavino a rappresentare la proprietà all’interno della società, Comolli a sovrintendere più o meno su tutto, Chiellini al suo fianco ma con ruolo ancora da precisare (è director of football strategy ma «non si occuperà di mercato né della squadra») e due elementi ancora da individuare, le due gambe che mancano, vale a dire l’inedita figura di un direttore tecnico, una sorta di team manager ma dalle competenze molto più allargate, e un direttore sportivo, che non dovrebbe essere tra quelli già vagliati da Chiellini, in primis Salihamidzic e Massara: «Cerchiamo figure di alto profilo, potrebbero arrivare subito o anche a settembre», ha concesso Comolli.

La gestione del mercato

Nel frattempo, il mercato lo sta gestendo lui, trattando con il Psg il rinnovo del prestito di Kolo Muani (che resterà per il Mondiale per club), studiando lo spinosissimo dossier Vlahovic («È un top player ma qualcosa non ha funzionato, devo parlare con lui e capire») e soprattutto decidendo per la conferma di Tudor, diventato una scelta convinta dopo che Conte e Gasperini hanno scelto altre strade.

Tudor al Mondiale per club con le spalle coperte

Per la stabilità era essenziale partire dall’allenatore: Tudor andrà negli Usa con le spalle coperte, la garanzia della tranquillità e l’ambizione di chi è convinto di meritarsi questa possibilità. Sulla squadra, d’altronde, la pensa come Comolli (e come la pensava Giuntoli): con due o tre rinforzi, può concorrere per lo scudetto: «Faremo degli aggiustamenti, non dei cambiamenti radicali. Se la squadra non fosse stata buona non avrebbe viaggiato alla media di due punti a partita come ha fatto con Tudor». In linea teorica, dunque, serviranno un attaccante di rango (ma chissà se cambierà lo scenario che riguarda Vlahovic), un difensore affidabile e, visto che il modulo resterà il 3-4-2-1, uno o due esterni di alto livello. Poi molto dipenderà dalle cessioni, naturalmente: il calciomercato è la più magmatica delle materie.

Il ruolo di Chiellini non sarà sul mercato

Ci sono, dunque, gli elementi di base dai quali ripartire. I vertici hanno capito che era necessario un organigramma più articolato: Giuntoli era oggettivamente un po’ solo e ha pagato anche questo. Resta da capire il ruolo di Chiellini: è stato in qualche modo ridimensionato, visto che il mercato non sarà il suo territorio, oppure sta imparando il mestiere del dirigente, abbracciato da un anno appena? Sarà il consulente privilegiato di Comolli oppure non avrà un ruolo chiave nel processo decisionale? Lo si capirà col tempo, intanto l’ex azzurro rappresenterà la Juve nelle istituzioni (Lega, Eca) e potrebbe rilevare la poltrona di Francesco Calvo, passato all’Aston Villa, in consiglio federale. Il tempo svelerà anche il metodo cui la Juve s’affiderà, perché Comolli è un seguace del moneyball: «Uso i dati da 25 anni e nelle aree più diverse, non solo per individuare i giocatori più adatti ma anche dal punto di vista finanziario o per prevenire gli infortuni. Noi dobbiamo creare emozioni, ma con i dati abbiamo reso razionale un modello irrazionale». In definitiva, tutto è funzionale all’esaudimento del desiderio più juventino che ci sia: «La prima volta che ho incontrato la proprietà mi è stato chiesto cosa volessi raggiungere. Ho risposto che la mia ossessione è vincere».

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