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Tutto o niente appeso a un filo: la missione Triplete di Inter, le spagnole e il Psg

Chiudere la stagione vincendo Champions, scudetto e coppa nazionale. Inzaghi ci prova, Luis Enrique ha già messo in tasca la Ligue 1, al Real di Ancelotti serve l’impresa

Il confine tra il tutto e il niente, che nel calcio si dice zero tituli, è la linea sottile su cui ballano in bilico quattro squadre. Anzi tre, perché una, il Psg, un titolo lo ha già vinto (il campionato francese), portandosi avanti con il lavoro: i parigini, l’Inter, il Barcellona e il Real Madrid (quest’ultima un po’ meno dopo la scoppola di ieri con l’Arsenal) formano il poker di club ancora in corsa per il triplete, l’all in, lo slam, chiamatelo come volete, ovverosia vincere Champions League, scudetto e coppa nazionale nella stessa stagione.

Quante squadre hanno centrato il Triplete

La definizione più ortodossa è quella che diedero fin dall’inizio gli inglesi: classic treble. È impresa rara ma non impossibile e chi la realizza entra di diritto nella storia: finora l’hanno centrata otto squadre, un paio delle quali (Barcellona e Bayern) per due volte addirittura. Per il Psg sarebbe la prima volta. Per il Real, incredibilmente, pure. L’Inter ci riuscì quindici anni fa. E la storia dice una cosa strana: se per oltre quarant’anni il triplete è stato una rarità (appena quattro dagli albori della Coppa dei Campioni al 1999), dal 2009 in avanti si è verificato addirittura sei volte. Facile che arrivi la settima.

Psg in pole position

Il Psg è dunque in pole position: ha già incamerato la Ligue 1 con sei giornate d’anticipo ed è in finale di Coppa di Francia con il Reims, che in campionato lotta per non retrocedere. Luis Enrique ha ovviamente già vinto anche la Supercoppa, ma d’altronde sul fronte interno la superiorità dei parigini è schiacciante, quasi imbarazzante, mentre in Europa (una sola finale, quella del 2020) quella dell’era qatariota è una storia di inciampi. Il Psg è però la squadra più in forma del momento ed ha un quarto di finale (contro l’Aston Villa) abbordabile. Luis Enrique sogna di essere il secondo allenatore della storia a raddoppiare un triplete, visto che lo aveva già conquistato nel 2015 alla guida del Barcellona.

Barcellona e Real Madrid, la sfida spagnola

I catalani sono i maestri in queste cose: difatti sono in corsa per il terzo triplete addirittura, visto che guidano la Liga con quattro punti sul Real Madrid, che sarà anche l’avversario nella finale di Copa del Rey. Va da sé che Ancelotti, tra i quattro, è quello messo meno bene, visto che in campionato, al contrario delle altre tre pretendenti, ha del terreno da recuperare e in Champios deve recuperare il 3-0 di Londra con l’Arsenal per andare avanti. L’Inter, da parte sua, è sì al comando della Serie A, ma in Coppa Italia la finale deve ancora centrarla. In un’ipotetica griglia, sta dunque al terzo posto. Il terzo triplete della storia non potrà invece riuscire al Bayern, vicino al trionfo in Bundesliga (+6 sul Bayer) ma fuori dalla Coppa di Germania fin dagli ottavi di finale per mano del Bayer stesso: da quelle parti la formula non tutela con ogni artificio le grandi ma può anzi metterle di fronte fin dai primi turni.

Gli albori del triplete, tra il Celtic e Cruyff

La storia dei classic trebles (il termine triplete venne introdotto nel 2009 per i successi del Barcellona) cominciò nel 1967 con il mitico Celtic di Jock Stein, i famosi Leoni di Lisbona (nella finale del Da Luz, batterono 2-1 l’Inter), altrimenti detti The Bhoys: tutti i membri di quella squadra, allenatore incluso, erano nati a Glasgow e dintorni. Nel 1972 si arrivò a livelli altissimi con l’Ajax di Cruyff, che sbaragliò la concorrenza in Olanda e in Europa: il sublime Johann rifilò una doppietta all’Inter nella finale di Rotterdam, ma quell’anno il Pallone d’oro andò incredibilmente a Beckenbauer.

Il miracolo Psv

Il lungo periodo di buio venne illuminato nel 1988 dal triplete più imprevedibile, quello di un’altra squadra olandese, il Psv, le cosiddette “lampadine”, Guus Hiddink pilotò una squadra senza stelle (l’unica, Gullit, era passata in estate al Milan), guidata in campo da Ronald Koeman, a un trionfo impensabile. La Champions la alzò senza vincere neanche una partita dai quarti in avanti e segnando appena due gol: avanzò per due turni con lo stesso metodo (1-1 in trasferta, 0-0 in casa) e all’ultimo superò il Benfica ai rigori dopo uno 0-0 lungo 120 minuti.

L’impresa del Manchester United

Undici anni dopo, nel 1999, toccò al Manchester United di Ferguson: tutti ricorderanno quella finale del Camp Nou, quando ribaltò il Bayern nei minuti di recupero con le reti delle riserve Sheringham e Solskjaer. Attimi di calcio scolpiti nella memoria collettiva.

Guardiola e Mourinho inaugurano l’era moderna

L’era moderna è stata inaugurata nel 2009 dal Barcellona di Guardiola, che arrivò addirittura a centrare il sextuple, ovvero aggiungendo Supercoppa di Spagna, Supercoppa Uefa e Coppa del Mondo per club. L’anno successivo Mourinho si “accontentò” di tre titoli, ma quel 2010 dell’Inter rimane il punto più alto mai toccato da una squadra italiana di club. Man mano che ci si avvicina al presente, le triplete si sono fatte più fitte: il Bayern di Heynckes nel 2013, probabilmente la squadra più perfetta che abbia solcato le scene internazionali negli ultimi vent’anni, il Barcellona bis del 2015 (con un’altra italiana sconfitta in finale, la Juventus) e di nuovo il Bayern nel 2020 della pandemia, secondo club a centrare il sextuple e primo a farlo cambiando allenatore nel corso della stagione, cominciata con Kovac e proseguita, da novembre con Flick. Un altro che oggi sogna di ripetersi.

A chi tocca dopo il Manchester City?

Il triplete più recente è quello di due anni fa del Manchester City, cioè del bis di Guardiola a distanza di 14 anni dal primo e di un’altra italiana sconfitta in finale, l’Inter: quattro volte su dieci abbiamo partecipato alla storia dal lato sbagliato. Potrebbe anche capitare la quinta. O il raddoppio del triplete, chissà: o tutto o niente.

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