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Tudor cambia la Juve: un gioco verticale oltre i soliti difetti

Solo tre allenamenti prima della vittoria sul Genoa: così il tecnico croato prova a curare i problemi della gestione Motta

TORINO – A prima vista, in troppi momenti l’assaggio di Juve di Tudor ha mostrato una sinistra continuità con quella di Motta, specie quando i tentennamenti spauriti di una squadra senza fiducia in sé stessa hanno frenato i possibili slanci di gioco: i bianconeri hanno saputo costruire azioni da gol corali solamente nell’ultimo quarto d’ora. Scavando però tra i dettagli e analizzando i dati dell’esordio (va ricordato che Tudor aveva potuto dirigere solamente tre allenamenti collettivi), si notano invece differenze evidenti di stile, come il croato preferisce definire la filosofia di gioco: posto che i principi calcistici di Motta sono in molti campi all’opposto del suo successore, l’asse ha già cominciato a spostarsi dal vecchio al nuovo.

Da 4 a 16, aumentano i lanci lunghi di Di Gregorio

Mettiamo a confronto l’ultima partita di Motta, Fiorentina-Juventus 3-0, e la prima di Tudor, Juventus-Genoa 1-0: il possesso palla bianconero è sceso dal 63,3 al 49,2%, il numero di passaggi da 596 a 418, quello dei tocchi da 743 a 634. La Juve di prima era più precisa (89% di passaggi giusti), molto probabilmente perché rischiava meno: il 51% dei palloni li aveva giocati a centrocampo, mentre col Genoa quella percentuale è scesa al 43. Significa che il palleggio sta venendo progressivamente sostituito dalla verticalità, già cercata in avvio di azione: contro la Fiorentina, Di Gregorio ha lanciato lungo 4 volte, contro il Genoa 16. È anche illuminante farsi raccontare dalle statistiche come le due Juve intendano sviluppare il gioco: a Firenze il bianconero che ha toccato più palloni, 104, è stato un difensore, Kalulu, mentre sabato è stato un centrocampista, Locatelli (91). Ma è ancora più interessante il fatto che il terzo ad averne gestiti di più (69) sia stato Yildiz, mai così aritmeticamente e geometricamente nel vivo del gioco, visto che in media di palloni ne tocca 50. In sintesi, Tudor ha snellito e semplificato la manovra, incardinandola al giocatore di maggior qualità: come abbozzo di controriforma, è stato più che sufficiente.

Lo scontro diretto per il quarto posto in casa della Roma

Abbiamo messo a confronto una partita persa male e una vinta senza troppa fatica ma, in attesa di controprove statistiche per il periodo Tudor, che domenica avrà lo scontro diretto per il quarto posto in casa della Roma, i dati della Juve di Firenze, perlomeno quelli che riguardano il possesso palla e il flusso del gioco, sono sostanzialmente in linea con le medie stagionali. Piuttosto, c’è anche da evidenziare come contro il Genoa si sia alzato il tasso di aggressività nei duelli: sabato gli juventini hanno vinto l’82% dei contrasti (23 su 28), a Firenze appena il 56% (10 su 18). Inoltre hanno dribblato quasi il doppio (24 a 13), segno che i giocatori hanno preso qualche iniziativa individuale in più. Tudor dice che il suo stile comporta «piacere e coraggio»: chissà se li avrà, di sicuro nell’ultima fase del mottismo erano scomparsi.

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