FIRENZE – «Com’è difficile fare il ct», canticchiava domenica Spalletti, dopo il gran rifiuto di Acerbi alla convocazione. L’autoironia sottintendeva la solitudine del mestiere. Che oggi, al di là dell’inquietante precedente creato dal no di un calciatore alla Nazionale, è rappresentata da una partita decisiva non percepita come tale: né dai club, arroccati nel loro egoismo, né da alcuni calciatori, come la vicenda di Acerbi conferma. Affiora uno strisciante fatalismo di fronte alla prospettiva del tris, dopo due Mondiali saltati di seguito. Eppure venerdì a Oslo in emergenza difensiva gli azzurri si giocano già il primo posto nel girone, con qualificazione diretta al torneo americano del 2026, evitando i play-off trappola delle ultime due volte. L’appuntamento è il classico iceberg. L’ingresso in scena avviene con la Norvegia in fuga a 6 punti con ottima differenza reti (5-0 alla Moldova, 4-2 a Israele). Senza pensare alla sconfitta, che indebolirebbe il ct già al centro delle fisiologiche speculazioni di mercato (Roma e Juventus), a Oslo anche un pareggio potrebbe trasformare le ineludibili vittorie successive — nel doppio confronto con Moldova (il primo tra 6 giorni a Reggio Emilia), Estonia e Israele — in un lungo prologo al duello finale con la Norvegia, il 16 novembre forse a Roma. Ma la finale d’andata è già ora, in Scandinavia, e solo una vittoria eviterebbe il rischio di un nuovo psicodramma (vedi 2017 a Milano con la Svezia e 2022 a Palermo con la Macedonia del Nord).
La minaccia norvegese
L’avversaria, promossa nella Lega A della Nations, ha un gruppo collaudato dai principali campionati europei e un trio di classe internazionale: Haaland centravanti del Manchester City, Ødegaard capitano dell’Arsenal e Sørloth attaccante dell’Atletico Madrid. Spalletti fa lo slalom tra i problemi. Infortunati e acciaccati aumentano: al forfait di Locatelli (distorsione tibio-tarsica, è rientrato a casa) si aggiungono i dubbi sulle condizioni morali e fisiche degli interisti reduci dalla batosta in Champions, Dimarco su tutti. È una situazione pericolosamente simile al 2021, dopo l’Europeo vinto con Mancini: per i club le qualificazioni ristrette in pochi mesi sono sempre più un intoppo.
Le prove in difesa
Oggi cominciano le prove: possibile il trio difensivo Di Lorenzo (che ieri non si è allenato)-Gatti-Bastoni, Udogie si candida a sinistra, da valutare il rifinitore dietro il prescelto tra Kean e Retegui. Il patto di squadra lo ha rafforzato ieri l’arrivo del capitano Donnarumma, fresco campione d’Europa col Psg, e lo consolida il ruolo centrale di Tonali. Il garante è Buffon, capodelegazione di un Club Italia che studia un rapporto più stretto tra la Nazionale e l’Under 21 come serbatoio, magari gestito a settembre da un campione del mondo 2006 (Cannavaro e Pirlo tra le idee) con l’obiettivo Olimpiadi 2028. Intanto è rimasto lettera morta il quartetto dei saggi (Marotta-Sartori-Marino-Giuntoli, si disse allora), preannunciato dal presidente della Figc Gravina all’Europeo tedesco.