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Una poltrona per tre: Atalanta, Napoli e Inter, lo scudetto d’inverno si decide in volata

Le tre hanno operato il primo strappo della stagione sulla concorrenza: tra partite da recuperare e incroci, ecco i punti di forza e di debolezza delle migliori finora della Serie A

Una poltrona per tre. Il Natale è vicino, mancano 270 minuti alla fine del girone d’andata e a contendersi il titolo di campione d’inverno, quasi mai platonico, sono rimaste Atalanta, Napoli e Inter. Con l’avvicinarsi della prima salita hors catégorie di questa corsa scudetto, il gruppo delle sette sorelle che sembravano potersela giocare si è sfilacciato. Oggi la classifica dice: Atalanta 37 punti, Napoli 35, Inter 34 con l’asterisco della gara al Franchi. Vincendo, salirebbe virtualmente in testa. Viceversa, una vittoria viola rimetterebbe nel gruppo la Fiorentina. Ma il recupero non si giocherà prima di febbraio. Per questo il titolo d’inverno, che nel 67 per cento dei casi ha portato allo scudetto, potrebbe non essere assegnato alla fine del girone.

L’Atalanta può sognare il trionfo di provincia

È raro come il Gronchi rosa, lo scudetto in provincia: dopo il Cagliari nel 1970 sono riusciti a vincerlo solo Verona e Sampdoria. Ma al di là del primo posto attuale l’Atalanta negli ultimi 9 anni si è piazzata 5 volte tra le prime 4, ha giocato 3 finali di Coppa Italia, è diventata un’habituée della Champions (4 edizioni, semifinale nel 2020 sfumata in extremis contro il Psg) ed è campione in carica dell’Europa League. La consuetudine con le sfide internazionali alla pari (fresca quella col Real Madrid) rafforza le ambizioni di Bergamo (120 mila abitanti) e della sua squadra, abituata alle partite ogni 3 giorni (56 la scorsa stagione). Dal 2016 Gasperini ha affinato via via la tattica, fondata sulla difesa a 3 e sull’anticipo sistematico. Ceduto Koopmeiners alla Juventus è ripartito dal trascinatore Lookman.

Retegui, ora capocannoniere, Kossounou, Samardzic e Zaniolo hanno allargato le alternative tecniche. Derubricati a voci per gennaio Savarino del Botafogo e Frendrup del Genoa (obiettivo eventuale un esterno mancino), i veri acquisti saranno Scalvini e Scamacca, recuperati dai gravi infortuni. La mediana De Roon-Ederson non rischia l’asfissia: Scalvini stesso e Kossounou possono avanzare a centrocampo. I conti in equilibrio permettono al club gestito dai Percassi e controllato dalla cordata Usa di Stephen Pagliuca di tenere i giocatori più forti. Gasperini vieta l’euforia e intima a Zaniolo, Samardzic e Retegui di colmare le lacune tattiche. Lo aiutano la città e lo stadio rinnovato (24 mila posti, 15.200 abbonati). Bergamo vive i record continui (10 vittorie consecutive in A) senza mettere pressione ai suoi eroi: sa gustarsi spettacolo e risultati, non li pretende. Lo slogan resiste dal Covid: “Mola mia” (non mollare), ribadito dalla tifosa illustre Sofia Goggia e dal capitano olandese De Roon, appena insignito della Benemerenza civica.

Napoli, laboratorio Conte per ritrovare i gol

Guai a chi gli parla di scudetto. Antonio Conte non ha voluto saperne nemmeno durante i 71 giorni trascorsi dal suo Napoli in vetta alla classifica e ora ha anche un motivo in più per volare basso, dopo essere passato una settimana e mezza fa dal ruolo di lepre a quello di inseguitore. Ma il successo di sabato scorso a Udine ha riacceso lo stesso i riflettori sugli azzurri, che nella trasferta in Friuli hanno finalmente aggiunto alla loro indiscutibile solidità — miglior difesa del campionato, a pari merito con la Fiorentina — anche la prolificità offensiva che era a lungo mancata. Lukaku e compagni non riuscivano infatti a segnare tre gol in 90’ dal 4 ottobre e hanno un evidente gap da colmare sotto porta rispetto alle altre big: sesto attacco della Serie A, con un bottino di appena 24 reti all’attivo in 16 giornate.

Provvidenziale si è rivelata la promozione tra i titolari del brasiliano David Neres, che ha avuto bisogno di tempo per prendere confidenza con il calcio italiano. Meno pragmatismo e largo alla fantasia, mettendo nel conto di rischiare di più. Si spiega così il ritorno al tridente, finora sacrificato sull’altare dell’equilibrio.

Il Napoli ha più tempo rispetto alle sue concorrenti per lavorare sui dettagli: sta a guardare in Europa ed è uscito quasi scientificamente dalla Coppa Italia, col turnover totale voluto da Conte nella partita persa contro la Lazio. Ma l’emergenza ha colpito lo stesso gli azzurri, nonostante la scelta del tecnico leccese di preservare i suoi big. In infermeria sono infatti finiti uno dopo l’altro Kvaratskhelia e Buongiorno, che hanno entrambi concluso in anticipo il loro 2024. Neres non ha fatto sentire per ora l’assenza del georgiano, mentre in difesa non sarà altrettanto facile sostituire il centrale della Nazionale. A Genova sabato toccherà a Juan Jesus, con De Laurentiis che però sarà costretto a gennaio a correre ai ripari sul mercato. L’organico più corto è il tallone d’Achille. Per questo, nonostante il secondo posto, la parola scudetto continua a essere tabù.

Inter, al dream team mancano ancora i gol di Lautaro

L’Inter, campione in carica, ha tutto da difendere. Partita così così in campionato, dopo dieci gare aveva già incassato più gol che nell’intero girone di andata della scorsa stagione. Ma sembra una vita fa. Inzaghi ha serrato i bulloni della difesa, e ora chi lo ferma più. Dal pirotecnico 4-4 con la Juventus a San Siro dello scorso 27 ottobre, nelle successive sei gare i nerazzurri hanno segnato 19 gol, incassandone 2: uno col Napoli e l’autorete di Darmian col Parma. Con 40 reti fatte, ha il miglior attacco della Serie A e dietro non passa più niente. I dati della società Soccerment dicono che fra le tre contendenti è la squadra più efficace nel gegenpressing — rientra subito in possesso del 50,7 per cento dei palloni persi — e nessuna finora ha subito meno tiri. Come l’Atalanta, deve giocare su più fronti. Ma nessuno come Inzaghi sa gestire il turnover. Ha una squadra di campionato, il dream team dei super titolari, e una di Champions, in cui giocano Frattesi e Zielinski, Carlos Augusto e Taremi, unica nota stonata (ma il tecnico lo difende) in una rosa in cui sembra rinato persino Correa.

Se Inzaghi tiene tanto anche alla Coppa Italia è anche perché, già domani, avrà l’occasione di schierare chi finora ha giocato poco, come il difensore Palacios, o niente, come il portiere Martinez, preso dal Genoa la scorsa estate. Sul mercato di gennaio Marotta, Ausilio e Baccin potrebbero non far nulla, a meno che Acerbi non abbia altri acciacchi. In quel caso, oltre a ragionare sullo svincolo dell’ex laziale a giugno, potrebbero subito imbarcare un centrale pronto. Per il resto, avanti così. Dove l’Inter ha ancora margini di crescita è nei numeri del proprio capitano. Lautaro fa un grande lavoro per i compagni — due delle sei reti contro la Lazio sono nati da sue iniziative — ma ha segnato cinque gol, troppo pochi. Altra sfida: tenere concentrati i giocatori nelle gare di campionato contro squadre meno attrezzate, soprattutto nelle settimane di Champions.

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