Le pulsazioni per il count down tricolore sono fuori controllo e Napoli assomiglia sempre di più all’anticamera gigantesca di una sala parto, per il travolgente mix di felicità e tensione che sta scandendo l’attesa della decisiva sfida al Maradona contro il Cagliari. L’anticipo al venerdì è stato un toccasana per tutti: la gestazione se non altro sarà più breve, dopo l’overdose di stress delle ultime settimane.
Conte e la resilienza
Passerà alla storia — se festa davvero sarà — come lo scudetto della resilienza: l’aggettivo più utilizzato da Antonio Conte in una logorante stagione per cuori forti, in cui gli azzurri si sono ribellati all’evidenza dei propri limiti. Di Lorenzo e compagni non erano i favoriti della vigilia, non sono mai stati la squadra migliore e si sono aggrappati con le unghie alla vetta della classifica soprattutto da febbraio, quando la cessione di Kvaratskhelia e gli infortuni di Neres e Lobotka hanno reso ancora più esiguo l’organico. Ma dalla panchina è partito il diktat di non mollare la presa e il pareggio in rimonta del 1° marzo a Fuorigrotta, nello scontro diretto con l’Inter, ha innescato la miccia di un imprevedibile braccio di ferro al vertice, che sta coinvolgendo in un vortice di emozioni tutta la città.
Inzaghi e il peso degli arbitri nella corsa scudetto
Molto diversi sono i sentimenti che si vivono a Milano. Quel punto in meno fa tutta la differenza del mondo. «Giochiamo, non pensiamo ad altro», ha detto Inzaghi ai giocatori, preparandoli alla trasferta di Como. Probabilmente sarà la partita dello scudetto perso. Di sicuro, si giocherà all’ombra della Champions. La finale incombe, copre tutto. Al punto che anche le polemiche sugli arbitri della serie A dovranno farsi da parte. Inzaghi è convinto che fischietti e Var abbiano guastato la stagione nerazzurra, da gennaio in poi. Della stessa opinione è Marotta, pronto a dar battaglia in consiglio Figc: «Dovremo affrontare il problema». Ma non ora, prima c’è Monaco. E una domanda: a Como Lautaro è meglio farlo riposare, o qualche minuto può fargli bene? Si guarda avanti, mentre Napoli prepara la festa.
Qui Napoli, la festa può attendere
Conte logora chi ce l’ha, perché proprio il suo ossessivo rapporto con la vittoria ha trascinato la città sull’orlo di una crisi di nervi, persino adesso che il traguardo sembra davvero a portata di mano. Ma di festeggiamenti anticipati nemmeno l’ombra e questa volta la scaramanzia non c’entra. Le bancarelle sono piene di bandiere che nessuno compra. Balconi e terrazzi disadorni, anche se mancano poche ore alla possibile apoteosi. I tifosi si stanno ancora riprendendo dal grande spavento dello scorso weekend e sui social — scherzando fino a un certo punto — è diventata virale la richiesta alle istituzioni di allestire i maxi schermi per la sfida decisiva di venerdì sera contro il Cagliari davanti agli ospedali Cardarelli e Monaldi: eccellenze nella cardiologia. Altro che pullman scoperto. Prima, almeno altri 90’ di sofferenza. Per le celebrazioni si aspetta la matematica.
La caccia al biglietto per Napoli
Ma il coperchio sulla pentola è pronto a esplodere e si capisce dalla folle caccia al biglietto, con 500mila tifosi in fila. Dopo 9 mesi di stressante gestazione il momento del parto sta per arrivare e pazienza se sarà alla scadenza del termine, a differenza della placida attesa di due stagioni fa quando con la paternità di Spalletti lo scudetto nacque prematuro di 5 settimane. Quello era il Napoli straripante di Kvara e Osimhen. Questo ha il carattere spigoloso e la feroce determinazione di Conte, che ha trasformato la città in una sala di aspetto, per un vagito tricolore.