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Ventura: “Serie A bella per l’equilibrio, ma il gioco… Ecco perché Inter può vincere la Champions”

L’ex ct della nazionale parla del campionato appena concluso, della finale di Champions e dell’Italia attesa dalla Norvegia

Giampiero Ventura sorride sereno sotto il sole caldo del Royal Park I Roveri di Fiano Torinese, dove è andata in scena la ventesima edizione della Fondazione Vialli e Mauro Golf Cup. Ormai il calcio non fa più parte della sua vita e, ci tiene a precisare, non ha intenzione di cambiare idea: “Assolutamente no”. Non si perde un’edizione dell’evento benefico di fine maggio, “poi per il resto dedico un po’ di tempo a me stesso e alla mia famiglia perché dopo 45 anni di calcio ho fatto la scelta di fermarmi e sono felice di averla fatta”.

Mister Ventura, le è piaciuto il campionato?

“Sì, sia per lo scudetto sia per la lotta Champions e per la salvezza. Erano anni che non c’era così tanto equilibrio, questo è estremamente positivo. Sul piano prettamente tecnico e tattico non mi sembra però che sia un campionato da ricordare”.

Il Napoli di Conte ha vinto, la Roma di Ranieri ha stupito nel girone di ritorno. Sorpreso?

“Il calcio non è quello parlato, ma quello giocato. Quello che a volte fa l’Inter, è quello che hanno fatto spesso il Bologna, l’Atalanta. Il Napoli ha vinto lo scudetto non facendo un calcio straordinario, ma questo va a ulteriore merito dell’allenatore e dei giocatori. Certe partite come si vedono all’estero fai fatica a vederle in Italia, quindi è un campionato che verrà ricordato soprattutto per l’incertezza che c’è stata fino all’ultimo secondo”.

Resta ancora un capitolo da scrivere, la finale tra Inter e PSG. Come se l’aspetta?

“Chiaro che le percentuali al momento sono 50 e 50, però credo che l’Inter abbia la possibilità di centrarla perché ha qualità, organizzazione, valori. Il PSG è diventato molto più operaio rispetto a quando c’erano Mbappé, Messi e Neymar: la qualità è importante, ma la compattezza, l’umiltà, la voglia, la fame lo sono altrettanto. È una partita aperta a qualsiasi soluzione quindi è inutile fare pronostici: credo che l’Inter debba fare l’Inter. Se ci riuscirà, avrà la possibilità di portarla a casa”.

Parliamo del Torino, e del finale di stagione ancora una volta tormentato. Cairo ha rimesso in discussione la panchina di Vanoli. Cosa è successo?

“Bisogna capire il perché di questo finale, il Toro non è una squadra da fare un punto in nove partite, è chiaro che è successo qualcosa. Capire per far sì che non succeda in futuro. Chiaro che un po’ di delusione ci sia, senza ombra di dubbio. Poi ci sono molti attenuanti, la perdita di Zapata ha inciso tantissimo. A gennaio però sono arrivati giocatori importanti come Elmas, Casadei e Biraghi. Il vero grande problema non è se arrivi decimo, undicesimo o dodicesimo, il vero grande problema è quello che hai sviluppato, che cosa hai prodotto, che cosa hai lanciato, che cosa hai costruito. Questo deve essere analizzato, non il piazzamento”.

Tra pochi giorni ci sarà l’importante sfida con la Norvegia per la qualificazione al Mondiale. Avere uno spauracchio come gli scandinavi, che fino a qualche anno fa erano una nazionale di altro livello rispetto all’Italia, evidenzia un problema del nostro calcio?

“Il problema del nostro calcio è il fatto che Yamal a 17 anni ha già 100 partite nel Barcellona, qui a 17 anni giochi in Primavera. Poi è chiaro che se ti chiami Yamal anche in Italia giocheresti, ma non c’è questa convinzione, questa consapevolezza. È un discorso molto più ampio: una volta si giocava sul cemento, imparavi a cadere, imparavi a dribblare i sassi, oggi l’esperienza dei bambini è qualche ora nelle scuole calcio. Sono situazioni completamente diverse e questo va a incidere poi sulla crescita del sistema. Quindi non è che c’è da stupirsi più di tanto”.

Infine la Sampdoria. Quanto le fa male vederla sperare di poter giocare un play-out per non andare in Serie C?

“Sono cresciuto e sono vissuto con la Sampdoria, la mia gioventù l’ho passata lì e quindi sono molto legato a quei colori. Da un lato sono felice se riuscirà a giocarsi il play-out e non retrocedere, anche se nel Brescia c’è Cellino a cui sono particolarmente legato. Però credo che alla fine sia un pastrocchio, non puoi fare questo a campionato concluso. Non puoi mettere in bilico tre squadre, perché c’è anche il Frosinone che pensa di essere salvo ma potrebbe non esserlo. Una grande confusione, la conferma che il sistema pratico di campo deve essere migliorato. Anche il sistema la giustizia sportiva e della gestione del calcio dovrebbe essere migliore”.

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