Verona – La Juventus è già prima e già da sola, quattro anni dopo l’ultima volta, ma questo è l’unico aspetto tutto sommato irrilevante di queste impressionanti vampate d’agosto. Conta molto di più che sia la sola squadra di serie A ad aver azzeccato in pieno entrambe le prime partite, largheggiando nel risultato (3-0 3-0) perché ha largheggiato con il gioco: fa quasi paura pensare che i bianconeri sembrino già molto vicini alla perfezione quando ancora la transizione tecnica è all’inizio e devono inserire tre titolari di grosso calibro, forse quattro se prenderanno anche Sancho, mentre Chiesa, che in questa formazione non avrebbe cittadinanza, adesso è in trattativa con il Liverpool.
«La cronaca della gara»
Nella nuova Juve funziona tutto in maniera stupefacente, sembra il mondo dei sogni: il portiere deve ancora fare una parata, Vlahovic segna con naturalezza, i ragazzi meravigliano o si preparano a farlo (ieri hanno esordito altri due, il terzino svedese Rouhi, vent’anni, e l’attaccante genovese Anghelè, 19), i mammasantissima Danilo e Douglas Luiz stanno in panchina e non fiatano, anche Kalulu è stato battezzato. Le vittorie sembrano un esercizio di estrema facilità, ma il Verona – allenato benissimo da Zanetti – non è stato un avversario morbido: il fatto è che la Juve sembra in stato di grazia, e chissà cosa capiterà quando se la spasserà anche con Koopmeiners, Nico Gonzalez e Conceicao.
La notte di Savona, gol alla prima da debuttante
Motta è in fase evangelica, sarebbe capace di ridare la vista ai ciechi, o magari alchemica, perché tutto ciò che tocca diventa oro: dopo il gol dell’esordiente Mbangula al primo tiro della sua vita (in serie A, naturalmente), ha benedetto pure quello di Savona, per altro salendo di livello nel miracolismo perché il giovane valdostano Nicolò (preferito al capitano Danilo, 61 presenze nel Brasile e venti titoli in carriera) è un terzino, ma l’alchimia non guarda in faccia al ruolo. Per altro l’assist del 2-0 l’ha fatto proprio Mbangula, e se Savona di testa voleva fare sponda per Vlahovic e non tirare, cosa importa: non ci può essere linearità, nella conversione aurea.
Le idee di Locatelli
È stata invece assolutamente lineare, e dunque la più bella della serata, l’azione che aveva portato all’1-0, anche quella tipicamente mottiana anche se conseguenza non dell’intuizione ma dell’istruzione, dell’addestramento quotidiano. La Juve all’inizio aveva faticato un po’, come contro il Como, senza trovare il modo di recuperare palla alla svelta ma nemmeno di farla circolare con scioltezza, questo fino a che il più mottiano di tutti, Locatelli (a giudicare dalle prime partite, il vero miracolato è lui: gioca sontuosamente), non ha strappato la palla a Duda in un contrasto a metà campo (che il var non giudicherà falloso) facendola correre in attimo verso Yildiz, e poi da Yildiz al sinistro di Vlahovic: tutto lineare, verticale, preciso, bello. Da lì in poi, la superiorità si trasformerà in dominio anche se le conclusioni a rete non saranno molte e il 3-0 verrà soltanto su rigore (Tchatchoua ha steso Mbangula dopo esserne stato ubriacato): è stato il controllo assoluto sul gioco a fare della Juve la prima capoclassifica dell’estate. Non è mai troppo presto.
Verona (3-4-2-1) Montipò – Dawidowicz, Coppola, Magnani (11’ st Frese) – Tchatchoua, Duda, Belahyane, Lazovic (19’ st Harrouoi) – Suslov, Livramento (11’ st Alidou) – Mosquera (11’ st Tengstedt). All. Zanetti.
Juventus (4-2-3-1) Di Gregorio – Savona (32’ st Kalulu), Gatti (39’ st Danilo), Bremer, Cabal (32’ sr Rouhi sv) – Fagioli, Locatelli – Cambiaso (39’ st Anghelè), Yildiz, Mbangula (24’ st Douglas Luiz) – Vlahovic. All. Thiago Motta.
Arbitro: Giua.
Reti: 28’ pt Vlahovic, 39’ st Savona, 8’ st rig. Vlahovic
Note: ammoniti Tchatchoua e Duda. Spettatori 29.575.