Provaci ancora, Fiorentina. La finale di Praga e quell’affondo di Bowen allo scadere del tempi regolamentari. La finale di Atene e quel colpo di testa di El Kaabi a quattro minuti dai calci di rigore. Delusione, amarezza, tristezza. E quella maledetta sensazione di aver mancato una, due, tre occasioni considerando anche la finale di Coppa Italia contro l’Inter seppur nettamente più forte. Il triennio appena vissuto e superato, quello di Vincenzo Italiano, è stato molto altro. Ma quelle finali rimangono, come un marchio, nei pensieri dei tifosi e in quei giocatori che sono ancora con la maglia viola addosso per provare ad alzare l’asticella delle ambizioni in campionato e tentare, ancora una volta, di portare un trofeo in un club che non aggiunge una mensola alla sua sala trofei ormai da ventitré anni.
L’ostacolo tra la Fiorentina del nuovo allenatore Raffaele Palladino e l’accesso alla nuova Conference League del girone unico, si chiama Puskás Akadémia (stasera l’andata dei playoff, ore 20 al Franchi). Una società, quella ungherese, fondata nel 2005 nel villaggio di Felcsút (a cinquanta minuti da Budapest) e città natale del primo ministro ungherese Viktor Orban. Un club che nel giro di pochi anni è riuscito a salire sempre più ai vertici del campionato di casa e che adesso approda alle soglie di una competizione europea dopo aver eliminato in doppio turno l’Ararat Armenia. Rispetto ai playoff precedenti, almeno sulla carta, i viola hanno pescato un’avversaria decisamente meno impegnativa di Twente e Rapid Vienna. Ma il calcio d’agosto è un mondo a parte, dove gli equilibri sono da ritrovare e le condizioni fisiche e mentali da perfezionare.
«L’emozione c’è, così come l’adrenalina – ammette Palladino alla sua prima notte europea da allenatore – Siamo carichi, vogliamo una grande prestazione e ho visto un bell’atteggiamento da tutti. La Conference per noi è importantissima, serve a riportare entusiasmo. Negli anni passati ci sono state due finali, adesso è fondamentale affrontare al meglio queste due gare per passare il turno». La Fiorentina tiene a questa competizione e Palladino sa che il terzo appuntamento in una settimana può essere fondamentale anche nelle logiche di rotazione e per tenere costante il ritmo dei suoi. «Il fatto di non avere la rosa al completo è da gestire, in questo periodo – ha aggiunto il tecnico pensando al mercato – il mio compito è quello di capire chi dà il massimo in allenamento per affrontare la partita nel modo migliore possibile». Occhio a sottovalutare la Puskás Akadémia, però. In palio il girone unico di Conference che quest’anno si prospetta più avvincente: «È una squadra temibile, sono primi in campionato e più avanti di noi come preparazione – dice Palladino – si difendono bassi e ripartono forte in transizione. Le insidie ci sono ma vogliamo passare il turno con due gare a disposizione. Conterà anche la testa, dovremo essere bravi a gestire le due gare».
Accanto a Palladino, nella sala stampa del Viola Park, c’è Ranieri che torna sulla notte di Atene. «Abbiamo voglia di rivincita. Arrivare sempre in fondo e perdere due finali è brutto – dice il difensore – Questa estate è stata dura perché perdere all’ultimo col gol dell’uomo che avevo io in marcatura fa male. Ma bisogna andare avanti, cercando di fare meglio dell’anno scorso».
Poi, sul rinnovo (fino al 2028), aggiunge: «È tutto fatto, manca soltanto la firma. Sono felice dopo undici anni che indosso questa maglia: spero di onorarla, qui mi sento a casa». Palladino dovrebbe schierare un 3-4-2-1 con l’esordio di De Gea tra i pali, Pongracic centrale di difesa con Quarta a destra e Ranieri a sinistra. In mezzo al campo Amrabat con Mandragora insieme a Kayode a destra e Biraghi a sinistra. In attacco ancora Kean, con Sottil e Colpani alle sue spalle.