TORINO – Quei fischi a Vlahovic erano un invito ad andarsene, ma dove? Aveva un posto dove lo avrebbero accolto, però nel lungo tempo dell’attesa gliel’hanno occupato: il Milan alla fine si è stancato della tiritera (le buonuscite, i bonus di entrata, lo stipendio fuori parametro), ha cambiato obiettivo e in quattro e quattr’otto si è assicurato Rasmus Hojlund, il millemillesimo attaccante che allo United ha fatto flop e che dunque, essendosi svalutato, è finito sul mercato a cifre umane. Il Milan spenderà 6 milioni per il prestito e 45 per l’eventuale riscatto. A lui ne darà 4 (Vlahovic ne voleva almeno 6, ne prende 12 in bianconero). Hojlund ha caratteristiche analoghe a quelle del serbo — mancino, possente, fortissimo in progressione anche se tecnicamente grezzo — ma tre anni in meno. Ha però anche molti gol in meno: Vlahovic ha sempre segnato abbastanza (con la Juve, un gol ogni due partite e mezzo) mentre la vocazione realizzativa del danese è ancora singhiozzante, anche perché non è mai stato pienamente titolare né nell’Atalanta né a Manchester.
E adesso che succede a Vlahovic?
L’operazione Hojlund, insomma, ha qualche margine di incertezza in più sul piano meramente tecnico, ma potenzialità più interessanti. E Vlahovic è rimasto col cerino in mano, ora che persino i suoi tifosi — che lo hanno sempre idolatrato oltre ogni ragionevole dubbio — lo hanno scaricato: nell’amichevole di ieri allo Stadium con la Next Gen (interrotta al 52’ sul 2-0, quando Tudor aveva finalmente messo in campo i titolari, dalla solita insensata invasione di campo), uno dei suoi classici errori sotto porta — un destro nell’area piccola finito sopra la traversa — è stato disapprovato dai fischi pesanti dei 28.102 spettatori, che hanno poi continuato a beccarlo anche successivamente. Quando è poi andato a segno di sinistro sfruttando una geniale intuizione in verticale di Douglas Luiz (bel gol), la gente ha esultato d’istinto ma poi ha subito ricominciato a rumoreggiare, tant’è che lo speaker, abile a cogliere l’attimo, non ha neanche invitato i tifosi a scandire il nome del goleador, che sarebbe stato zittito da un’altra imbarazzante fischiata. Dusan ha mantenuto un’espressione di pietra, insondabile: sono mesi che sta esercitando un ammirevole controllo su nervi un tempo così esposti. Ma tra fischi e Hojlund per lui è stata una giornataccia, così come per la Juve, che rischia di doversi tenere un giocatore che è sul mercato ormai dal 2023, quando Allegri sperava di rimpiazzarlo con Lukaku (e la tifoseria si schierò dalla parte del serbo).
Elkann: “L’obiettivo è vincere”
Fischi e invasione (e l’infortunio di Miretti: sospetto stiramento alla coscia destra, può incidere sul mercato) hanno un po’ guastato la kermesse bianconera, battezzata da John Elkann: «La festa in famiglia è un momento fantastico, è la nostra tradizione vedere i campioni che giocano contro il futuro. L’obiettivo? Vincere». Toccherà a Tudor provarci anche se il tecnico, parlando però di mercato e non di ambizioni, l’ha buttata sul filosofico: «Non mi aspetto niente e mi aspetto tutto. Se si abbassano le aspettative si vive meglio». Sa, in fondo, che potrebbe toccargli di riciclare qualcuno di quelli bocciati, tipo Douglas Luiz, ieri un gol e un assist («Ma era solo una partita con gli Under 23, il suo umore mi sembra lo stesso di prima»), o lo stesso Vlahovic: «Mi spiace per i fischi, è un ragazzo che si allena sempre al massimo».