MILANO – L’ultimo è stato Valentin Carboni, giocatore dell’Inter in prestito all’Olympique Marsiglia: lesione del legamento crociato e stagione finita. Prima era toccato a Bremer, Carvajal, Zapata. Piero Volpi, responsabile dell’unità operativa del ginocchio dell’Humanitas e medico sociale dell’Inter, spiega il perché del moltiplicarsi di simili infortuni: “È un problema in costante crescita, da anni. E si fa fatica a ridurre gli infortuni, sia le lesioni muscolari, meno gravi e lunghe, sia quelli gravi, articolari”, ha detto a Radio Anch’io su Radio Rai.
Troppe partite e pochi allenamenti
Secondo Volpi, il primo problema è il rapporto fra il numero di partite, troppe, e il tempo per allenarsi, troppo poco: “Oggi il calcio soffre di due o tre situazioni, difficilmente gestibili. La prima è la densità delle partite. Abbiamo giocatori che giocano per tutto l’anno, anche due volte a settimana. Ma questo non basta a spiegare. Il problema è che ci si allena poco. Quando si gioca tanto, magari domenica e mercoledì, di fatto non hai tempo fra una sfida e l’altra”. Il tempo per allenarsi, non c’è: “Gli allenamenti di forza, resistenza e capacità aerobica sono difficili da inserire nel piano settimanale o bi-settimanale di una squadra di calcio. Quindi arrivi ad avere 240 allenamenti nel corso della stagione di cui solo un quarto sono veramente allenanti”.
Il turnover e l’ipotesi sette cambi
Il medico si è poi soffermato sulla necessità di studiare un turnover efficace: “I grandi giocatori, i titolarissimi, si fanno male spesso perché giocano sempre. Ma si fanno male anche quelli che giocano poco, perché manca l’equilibrio nell’impiego. Con Simone Inzaghi, persona brava e responsabile, condividiamo il ragionamento: bisogna equilibrare l’impiego dei giocatori, in termini di minuti, per evitare di avere giocatori che a fine stagione arrivano a 4.800 minuti e altri sotto i 1.000”. Da qui, la necessità di aumentare ulteriormente il numero delle sostituzioni: “Le cinque sostituzioni, introdotte in periodo di Covid e poi mantenute, sono state preziose per la salute degli atleti. E penso che in futuro si possa aumentare a sei o sette”.
Il calendario e l’impegno in nazionale
“Ci sono calciatori che hanno lanciato il grido d’allarme. Lo spazio fra gli Europei e l’inizio della stagione dei club è stato molto breve. Non c’è stato tempo per il riposo, mentale e fisico”, ha detto Volpi. E ha aggiunto: “Abbiamo il tema importante della nazionali. Da medico dico che il discorso va affrontato. Non possiamo lasciare ogni mese, da settembre a novembre, i giocatori alle nazionali, con cambio di allenamento, ritmi e alimentazione. Questo facilita gli infortuni. È come se cambiassero completamente squadra. Bisogna aprire un tavolo per rivedere questo aspetto”. La soluzione, che il medico propone da anni, è una soltanto: meno squadre nei campionati. “Un aspetto ragionevole di politica sportiva sarebbe ridurre il numero delle squadre e quindi delle partite nei campionati. E al tavolo per definire i calendari di club e nazionali, a cui tengo molto, dovrebbero sedere anche i medici”, ha detto.
Ottobre mese critico
Infine, il medico ha individuato in ottobre il primo vero momento critico nella stagione: “Ottobre è un mese critico perché aumentano gli impegni, fra campionato, coppe per club e nazionali. Per questo è un periodo critico. Noi abbiamo tre qualità da allenare: forza, capacità aerobica e alta intensità, che richiedono allenamenti costanti lontani dalle partite. Ma questo non è possibile. Fai giocare spesso giocatori carenti su questi aspetti. E questo facilità l’infortunio”.