Lamine Yamal Nasraoui Ebana – i primi due sono i nomi di battesimo, gli ultimi due i cognomi – diventerà maggiorenne tra un paio di mesi ed è già stato campione d’Europa con la Spagna e di Spagna con il Barcellona, e mica con le funzioni del ragazzino di complemento: ne è anzi il punto di riferimento tecnico e in molti momenti il trascinatore, con la spigliata sfrontatezza di chi gioca con gli amici del cortile ma al tempo stesso con la lucida spietatezza del veterano consapevole di ogni cosa. È stato la luce di due squadre meravigliose e, in molti casi, la soluzione del problema.
Yamal fermato solo da Sommer
C’è qualcosa nella partita che non funziona, che non riesce bene? Palla a Lamine, ci penserà lui. Nella semifinale d’andata contro l’Inter, per esempio, ha toccato più di cento palloni, quando a un’ala in genere ne spettano la metà: significa che, più che il regista designato, l’impostatore del gioco è lui, che sta dimostrando che si può essere “registi” anche fintando, dribblando, scattando, crossando o tirando all’incrocio come fa lui, con quella specie di carezza alla palla data quasi inavvertitamente, prima anche che difensore e spettatore s’accorgano dell’intenzione di tirare. Se non ha vinto anche la Champions è per colpa di un portiere (Sommer) e di un difensore (Acerbi) che hanno un’età per cui potrebbero essergli genitori: forse sono gli unici che gli hanno ricordato l’esilità dei suoi 17 anni assieme al compagno Lewandowski, che ha appena due anni in meno di suo padre. Lamine Yamal ci sta spiegando che il mondo è entrato nel futuro.
Yamal decisivo già a 17 anni
Nella storia del calcio non c’è mai stato un teenager di questa portata se non forse Pelé, che divenne campione del mondo (Svezia 1958) a 17 anni e 249 giorni. Lamine Yamal lo è diventato d’Europa il giorno dopo il suo diciassettesimo compleanno: aveva ancora l’apparecchio ai denti e appena dato gli esami di scuola dell’obbligo di secondo grado collegandosi in remoto dal ritiro della Nazionale. Altri precoci illustri sono stati Mbappé (in assoluto, il più precoce della storia dopo Pelé, finora), Rivera e Rooney, ma nessuno ha terremotato il calcio fin dai suoi primi passi come sta facendo questo ragazzino che viene da Rocafonda, periferia estrema di Barcellona, uno di quei quartieri disagiati che in Spagna definiscono estercoleros multiculturales, letamai multiculturali. Il papà di Lamine viene dal Marocco, la mamma dalla Guinea Equatoriale, lui ha scoperto il calcio giocando per strada, e ne ha sempre riso felice: “Impari tanto, dribblando i cani che ti rincorrono perché vogliono rubarti la palla”.
Yamal e il confronto con Messi
Ovviamente non si sa né si può sapere dove Lamine Yamal arriverà. Non ha inventato niente, ma ha rivalutato vecchi trucchi – la trivela, la giocata con la suola, la finta ancheggiante – che però lui sciorina a velocità formidabili e con una naturalezza abbacinante. Ormai su di lui è prevista la doppia o spesso tripla marcatura (che poi è il segreto di tutti i gol segnati quest’anno da Raphinha: mentre cercano di ingabbiare quell’altro, lui si ricava grandi spazi di libertà), eppure il più delle volte non serve a niente. Magari gli manca ancora un po’ di continuità o, come dice lui, “più efficacia nel lavoro difensivo”, ma non ha mai patito fin dal primo giorno (ha debuttato nel Barcellona a 15 anni e in Nazionale, segnando, a 16) il peso della responsabilità nemmeno nelle partite più importanti. Messi alla sua età era ancora un passerottino timido, che già dava qualche pennellata di genio ma non parlava mai e abbassava lo sguardo. Cristiano Ronaldo da minorenne stava ancora allo Sporting, qualche volta giocava e spesso no: cominciò a diventare lui dopo i vent’anni. Maradona cominciò nell’Argentinos Junior a 15 anni, ma il posto in nazionale lo ebbe a 19, dopo il Mondiale del 1978, dove lui non c’era.
I numeri di Yamal
Si possono anche paragonare le statistiche. Lamine Yamal ha già 19 presenze, 4 gol e 9 assist con la Spagna e 104, 24 e 34 con il Barcellona. Da minorenne, Messi aveva 9 presenze e un gol in Blaugrana, Ronaldo 19 e 5 con lo Sporting. La Pulce ha giocato la centesima partita nel club quando aveva quasi 21 anni, Cristiano a poco meno di 20. E sono stati due tra i più precoci. Quello che colpisce di Lamine Yamal – andrebbe chiamato con entrambi i nomi, o al massimo solo con il primo: Yamal, lo ripetiamo, non è il cognome – è come non abbia avuto bisogno di una fase di maturazione. Appena ha messo piede nel Barcellona e nella Spagna ne è diventato un fattore dirimente, come solo Pelé nel Santos e nel Brasile, ormai quasi settant’anni fa. Magari non arriverà mai a segnare 91 gol in una stagione come Messi o farne regolarmente una cinquantina come Cristiano Ronaldo, ma cosa importa: Lamine è un giocatore diverso, non è l’esaltatore del gioco della squadra, l’arricchimento, il terminale, bensì il suo tessuto connettivo, la ragione stessa per cui la squadra si forma (e in questo, anche in questo, può essere accostato a Pelé, oltre che a Maradona). Quello che è certo è che abbiamo il privilegio e la fortuna di godercelo, e per moltissimi anni ancora.