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Yildiz è diventato il centro della Juve, presente e futuro passano dal turco

Il 19enne è cuore e mente della squadra. Per confermarlo è necessaria la Champions, altrimenti il suo sacrificio diventerebbe essenziale per la sopravvivenza

TORINO – Il giorno di Pasquetta, Kenan Yildiz potrebbe saltare la sua prima partita della stagione. È soltanto un acciacco (botta alla coscia), che però può offrire il pretesto per capire come sia la Juventus senza il suo giovane turco, vale a dire senza il giocatore sul quale il club ha investito il proprio domani, addirittura su due piani diversi: può garantire il futuro tecnico se avrà la forza di trattenerlo più o meno a lungo, oppure quello economico se fosse costretta a sacrificarlo, specie se non si qualificasse per la prossima Champions League.

Il valore di Yildiz

Yildiz, difatti, è il giocatore più prezioso della rosa bianconera e ha un valore di mercato senz’altro più alto di quello che gli attribuisce Transfermarkt, ovvero 45 milioni: a Torino sono convinti che c’è chi arriverebbe a spenderne il doppio, se fosse messo in vendita.

Le partite giocate nelle ultime due stagioni

Yildiz, d’altronde, è il secondo calciatore nato nel 2005 (farà vent’anni il 4 maggio) più impiegato al mondo nelle ultime due stagioni, vale a dire da quando ha messo piede nel professionismo: ha giocato 111 partite, tra i coetanei ne ha fatte di più solamente il lionese Malick Fofana. È chiaro come a lui la Juve chieda soprattutto una guida tecnica e anche per quello in estate gli ha consegnato l’onore e l’onere della maglia numero 10: l’idea di venderlo è una sorta di piano B, che comunque ha perso concretezza dopo che la Exor ha deciso di irrobustire le finanze della società con un versamento di 15 milioni (e, in caso di necessità, con un aumento di capitale di 115), anche per evitare che sia il calciomercato in uscita ad appianare le difficoltà economiche.

Il piano di Yildiz, restare alla Juve fino al Mondiale

Se a gennaio la Juve aveva dunque sondato il terreno per capire se in Premier fossero interessati a Yildiz (il mandato esplorativo è stato affidato alla Gestifute di Mendes, ma il ragazzo non è entrato nella scuderia del portoghese e continua a farsi rappresentare dal padre), ora il bisogno di informazioni si è affievolito. Da parte sua, Yildiz non ha intenzione di muoversi, non ancora: nei suoi piani, c’è di restare alla Juve almeno fino alla Coppa del Mondo del 2026, poi si vedrà. Nel calcio, nessuna intenzione può andare oltre una scadenza così lontana.

Il rendimento di Yildiz

Il suo ruolo di guida tecnica, in ogni caso, Yildiz se lo sta prendendo soprattutto adesso, perciò sarà interessante verificare anche l’importanza della sua assenza, oltre che della sua presenza. Alla prima stagione intera da titolare dopo mezza di apprendistato (Allegri gli diede una maglia nel dicembre del 2023) ha avuto un rendimento altalenante, come è normale per un ragazzo agli inizi. È partito bene, è via via calato, forse non ha digerito troppo la posizione in campo defilata (ala sinistra e, talvolta, destra) e nell’ultima domenica di Thiago Motta, a Firenze, è rimasto in panchina per tutto il tempo.

Come è cambiato Yildiz con Tudor

Tudor lo ha invece subito messo nel cuore, nella mente della squadra: adesso occupa una posizione molto più centrale e molto più cruciale, tant’è che nelle tre uscite con il nuovo allenatore è sensibilmente cresciuto il numero di palloni toccati dal turco, da 54 a 66 a partita. Contro il Lecce ha anche stabilito il suo record stagionale di passaggi (56) mentre curiosamente non ha tentato nemmeno un dribbling: significa che adesso ha principalmente le funzioni del connettore, quello che collega centrocampo e attacco. Quello, insomma, cui si affida la palla perché la trasformi in un’idea. In più sono arrivati anche due gol, entrambi di squisita fattura: non ne segnava uno dall’11 gennaio, tempi remoti in cui il futuro sembrava lontanissimo. Oggi, invece, è diventato presente.

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