In una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport Nicolò Zaniolo ha tirato fuori tutto. L'ex centrocampista della Roma, ora al Galatasaray, ha anche lanciato un messaggio alle sue pretendenti, che sono parecchie in Italia, ma non solo: “È ovvio che non posso garantire che resterò in Turchia cinque anni, ma finché sarò qui darò sempre il massimo. Sto benissimo. È una città che vive di calcio, eppure i tifosi sono sempre gentili e rispettosi. Lo stadio, poi, è incredibile. Mai giocato in uno più caloroso, è almeno pari all’Olimpico. Quando ho segnato il mio primo gol mi sembrava di volare. Fenerbahce? Vero, mi offriva di più, ma avevo già dato la parola al Gala".
Zaniolo punta ancora sulla Nazionale: “Non ci sono perché sono stato fermo per tre mesi e ho bisogno di lavorare. Ho parlato con Salsano, il vice del c.t., che mi ha detto di stare tranquillo, che sono seguito e quando starò bene le cose verranno automaticamente. Io alle finali di Nations League vorrei esserci. Alla Nazionale tengo tanto, non c’è niente di più bello che rappresentare l’Italia".
E' stato definito un traditore: “È una cosa che mi è dispiaciuta tantissimo. Roma mi ha dato tutto, grazie alla Roma ho vinto e ho esordito in Nazionale, mio figlio è nato lì. Essere definito in quel modo è stata una brutta batosta. Io mi sono sempre allenato, anche se non con gli altri. La maglia strappata? È stato solo un gesto di stizza, non di disprezzo. È come se avessi dato un pugno sull’erba".
Restare a Roma sarebbe stato alla fine impossibile: “Mi dicevano che ero una punta di diamante, invece sono sempre stato considerato solo una plusvalenza. Per due anni mi è stato detto che il nuovo contratto era pronto. A gennaio dell’anno scorso avrei firmato a poco più di quello che guadagnavo, perché a Roma stavo bene e sapevo che c’erano problemi col Financial Fair Play. Dopo tante chiacchiere mi sono stufato. In realtà non c’erano solo Bournemouth e Galatasaray, ma per non avere accettato gli inglesi sono stato messo fuori e i tifosi se la sono presa con me. Alcuni mi hanno inseguito con la macchina, altri sono venuti sotto casa. Io e la mia famiglia ci siamo spaventati anche perché ci siamo sentiti soli. Era gente arrabbiata, con cui non si poteva parlare. In quei giorni ho spento anche il cellulare perché arrivavano pure brutti messaggi".
Tante le delusioni, a cominciare dai compagni di squadra: “Sono rimasto deluso da quasi tutti. Non faccio nomi, ma dicevano che eravamo come fratelli e poi non mi hanno neppure salutato. In Nazionale? Non credo di avere problemi. Forse qualcuno può avere delle difficoltà con me, io non ne ho. Chi ha la coscienza sporca lo sa…"