Kenan Yldiz ha qualità di assoluto valore, il pizzico di incoscienza che ti fa rischiare la giocata decisiva, l’età giusta per dare ispirazione ed esempio ai nostri giovani». Gianfranco Zola, 59 anni, vicepresidente della Lega Pro, incornicia al meglio le fiammate del numero 10 della Juventus. «Senza giocatori come lui il calcio si appiattisce. E annoia. Apprezzo il palleggio rapido e il possesso palla ma se il portiere tocca trenta palloni e il centravanti dieci, qualcosa non funziona. Però sono ottimista: le prodezze del ragazzo di Tudor finalizzano il gioco e sono decisive per la squadra e per il fascino del campionato».
Cosa le piace di Yildiz?
«Sa accendere la luce. È forte fisicamente e nell’uno contro uno, rapido nel tirare: ottimo esempio per i nostri vivai. Un tema alla base del lavoro che facciamo sui club della C: il movimento deve valorizzare abilità e fantasia dei giovani calciatori locali e trarre linfa da giocate come quelle di Kenan».
La A sta scoprendo i giganti De Bruyne e Modric. Cosa ne pensa?
«Ottimo calcio per tutti. Kevin è il più forte al mondo per visione e assist negli ultimi venti metri. Modric è un genio nel gestire gioco e palla. Mi auguro che nei nostri settori giovanili si prenda ispirazione da questi campioni».
Ma per giocare al top, come ha detto Roberto Baggio, lei è dovuto emigrare in Inghilterra. Qual è il messaggio per i tecnici?
«Ingabbiare il talento non paga. I tifosi applaudono imprevedibilità, estro, gol. Il risultato conta ma senza chi inventa ci si diverte meno. I tecnici sono basilari ma il calcio lo fanno i giocatori, il modulo non deve frenare i fantasisti».
Ai Magic box del domani, anche da vice presidente della Lega Pro, cosa dice?
«Non datevi mai per vinti. E penso ai miei momenti in salita con la Nazionale: l’assurdità del “rosso” con la Nigeria a Usa ’94. Era il 5 luglio, il mio peggior compleanno. Poi, il rigore che il tedesco Köpke mi ha parato agli Europei ’96. Con l’Italia avrei voluto dare di più. Ma, anche grazie alla mia famiglia, non ho mai mollato: dopo i Mondiali, al Parma siamo arrivati secondi, ho vinto Coppa e Supercoppa Uefa. Ho segnato 19 gol e sono arrivato sesto al Pallone d’oro».
Qual è stato lo snodo per la sua carriera?
«Giocare con Maradona è stata una fortuna. Diego e Careca erano fenomeni. Anche dai grandi numeri 10, Totti, Del Piero e Mancini, sono stato stimolato. E ho imparato tanto».
Un’era di grandi campioni azzurri. I migliori?
«Paolo Maldini e Roby Baggio».
Torniamo al campionato. Cosa si può intuire?
«Napoli e Juve sono partite forte. Il Milan sta trovando la quadra, Roma e Inter la troveranno. L’incertezza è un buon segno, vitalizza e dà carattere al torneo».
Quale sarà la sorpresa?
«Mi sono piaciute Cremonese e Como: conosco Fabregas, ha le carte per fare bene».