Tante grandi squadre di cui ha difeso i colori segnando gol a grappoli, pochi trofei e l'amore per la maglia azzurra: questa è in sintesi la carriera di Bobo Vieri , prototipo del centravanti nel decennio a cavallo tra gli Anni Novanta e gli Anni Duemila.
" Crescere in Australia mi ha insegnato la libertà di fare ciò che uno vuole , so l'inglese meglio dell'italiano, posso girare tutto il mondo" così esordisce Bobo Vieri in una lunga intervista concessa a ' Il Corriere della Sera' in oaccsione del suo 50o compleanno " Sono tornato in Italia per fare il calciatore e da allora ho sempre vissuto con la mia testa; in Australia eravamo persone di mezzo mondo, il razzismo è per me un concetto inconcepibile. Come arrivato, mi facevo capire con il mio accento australiano e giravo sempre in ciabatte e pantaloncini, in stato pietoso; nonno era innamorato perso di me , come lo sono io delle mie figlie. Mi manca tantissimo, è stato il primo a credere in me. In molti mi davano del raccomandato, perché papà era calciatore, sentivo l'invidia e mi sono dovuto fare forza".
L'inizio non è stato facile, la chiave di volta verso il grande calcio è stata l'Atalanta: "I 20 anni li ho vissuti tra Pisa e Ravenna : Anconetani faceva bene a insultarmi, giocavo male e senza scusanti, invece in Romagna siamo retrocessi, ma mi sono innamorato del posto, sarei rimasto in Serie C. Andai al Venezia di Maifredi, un uomo di enorme simpatia: all'epoca volavano i calci in area, non c'erano regole né la tecnologia di oggi, era dura fare gol, poi Sacchi ha cambiato il calcio e la vita degli attaccanti . Ho festeggiato i 30 al Pineta, una festa spettacolare circondato da amici: ancora oggi ovunque vado porto dietro con me l'atmosfera dello spogliatoio , il nostro mondo è pulito" .
Queste le istantanee che il pallone ha impresso: "I miei idoli erano Vialli e Mancini , Gianluca in campo dava sempre tutto: ho provato a fare lo stesso durante la mia carriera, con lui e Sinisa avevo un bel rapporto, fa male non averli con noi. Dico grazie al calcio e non ho rimpianti , spiace per il Mondiale 2006, era destino. La maglia della Nazionale era la più importante per me , ai ragazzi di 15-16 anni dico di isolarvi e di lavorare tutti i giorni per non scendere di livello. Ascoltavo solo le critiche di papà e degli allenatori, mamma mi ha aiutato a tenere la barra diritta nel momento di massima fama, discutiamo molto, ha un carattere forte come il mio. I soldi? Si fanno e si spendono, con il mio primo stipendio ho comprato la Golf Gti".
Diventare padre ha cambiato le prospettive, ma non il bilancio: " Sono diventato uomo da quando sto con Costanza , dopo tre mesi abbiamo deciso di mettere su famiglia, abbiamo detto proviamo e vediamo come va; sei anni fantastici, ogni volta che parlo delle bimbe mi viene da piangere; non avrei mai immaginato un amore così folle, è pazzia. Cresceranno in un mondo che va veloce, ma non mi fa paura: accompagnerò la loro crescita, poi quando arriverà il primo fidanzato prenderò un infarto, ma è presto. Per il resto continuerò come ho sempre fatto, rispettando le opinioni di tutti, ma andando avanti per la mia strada, se mi volto indietro sono fiero di me" .