ISERLOHN — Con la consapevolezza di averla scampata bella, perché a quest’ora sarebbe a casa senza il gol in extremis di Zaccagni alla Croazia, la Nazionale ha ormai un solo giorno per prepararsi a dimostrare contro la Svizzera che non di fortuna si è trattato, a Lipsia, ma di coraggio. Spalletti ha le sue certezze, però tiene ancora tutti sulla corda: Fagioli stavolta spera nella maglia da titolare e Mancini e Buongiorno sono candidati entrambi alla sostituzione dello squalificato Calafiori. A Berlino non ci sono alternative alla rivincita contro la squadra che, travolta tre anni fa a Roma, nel 2022 ha imposto il fatale play-off per il Mondiale agli azzurri. Ai quali l’insperato spiraglio nel tabellone, dalla parte opposta di Spagna, Portogallo, Francia e Germania, apre prospettive inimmaginabili otto giorni fa, dopo la batosta con gli spagnoli.
Il modulo dell’Italia
Il ct ha dunque preparato un doppio piano, tattico e atletico. Il secondo è importante quanto il primo. La strategia impostata coi preparatori Sinatti e Ferrini è stata favorita dal clima finora fresco della Vestfalia — solo ieri è spuntata la vera afa — e anche da quello di Dortmund, Gelsenkirchen e Lipsia durante le partite. I giocatori hanno potuto accelerare il recupero della condizione atletica. Erano arrivati a Iserlohn imballati, qualcuno come Barella affaticato dalla lunga stagione. Spalletti, prima della Spagna, aveva lanciato l’allarme “sui tempi di reazione”, cioè sulla reattività: analisi esatta. Ora i dati sullo stato di forma sono tornati buoni: i parametri generali e individuali indicano che la squadra ha più corsa, più forza e superiore velocità massima di quelle di Empoli con la Bosnia, nell’ultima amichevole. Tuttavia il piano scatterebbe da domenica: un piccolo richiamo di preparazione, per ottenere più leggerezza e rapidità grazie ai sei giorni di lavoro garantiti dalla pausa tra la partita di Berlino e il quarto di finale in programma il 6 luglio a Düsseldorf (altro vantaggio: il breve spostamento da Iserlohn) contro la vincente di Inghilterra-Slovacchia (che avrà un giorno di riposo in meno).
Le formazioni di Svizzera-Italia
Questo ottimistico scenario dipende ovviamente dal superamento dell’ostacolo svizzero. E qui entra in ballo il piano tattico. La squadra di Yakin è tra le più concrete e moderne viste in Germania: usa un 3-4-2-1 molto mobile, con l’esterno sinistro che si sposta verso il centro e uno dei trequartisti che si allarga per imbeccare il possente centravanti Embolo. Il pressing spinto viene alternato a momenti di difesa più attendistica. Il valore aggiunto è l’esperienza: il centrocampo con Xhaka e Freuler — se n’è accorta la Germania — e la linea arretrata guidata da Akanji, con Schär e Rodriguez, sono a prova di qualsiasi confronto internazionale. Spalletti con la Croazia è stato confortato dai fatti: il pareggio è arrivato all’ultima azione, quando gli ingressi di Chiesa, Scamacca e Zaccagni avevano ormai disegnato un sistema ultraoffensivo, ma nel primo tempo avevano funzionato il 3-5-2, il pressing e la corsa di Retegui e la capacità di cucire i reparti di Raspadori. Insieme al dubbio in regia tra Fagioli e Jorginho, con Barella e forse Cristante ai lati, e a quello sulla fascia sinistra (Dimarco non è al massimo, anche El Shaarawy e Cambiaso sperano) sono queste le incognite di formazione. Mai come stavolta può trovare conferma la teoria spallettiana sulla duttilità e sull’equipollenza degli interpreti. L’arbitro sarà il polacco Marciniak, considerato il numero uno al mondo. Dopo le lamentele del ct croato Dalic per il recupero di 8’ a Lipsia, Rosetti e l’Uefa hanno scelto il migliore garante possibile.
