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I pareggi, i gol subiti, i punti in meno e le difficoltà di Vlahovic: cosa non va nella Juve di Motta

Dopo 10 giornate i bianconeri hanno 5 punti in meno rispetto ad un anno fa e si ritrovano a -7 dalla vetta. L’infortunio di Bremer ha messo a nudo i problemi della difesa, il serbo continua a non trovare continuità

Imballata e spesso bloccata, anche se ancora imbattuta, a -5 dal suo recente passato. La Juventus di Thiago Motta è ancora un embrione in fase di sviluppo a cui serve tempo per uscire dal suo bozzolo: un lusso che il calcio moderno non può concedere a cuor leggero. Dopo il pareggio per 2-2 con il Parma e qualche mugugno a metà partita dagli spalti, quando le due squadre sono andate al riposo con i ducali in vantaggio, è inevitabile tracciare un bilancio del cammino fino a oggi compiuto dal nuovo corso bianconero. Oggi la Juventus è a -7 dal Napoli di Conte, ma con qualche problema strutturale che sta emergendo e soprattutto in piena regressione rispetto ad inizio stagione, quando la leggerezza d’animo e l’entusiasmo per il nuovo che avanzava avevano messo le ali ai bianconeri: gli infortuni e la crisi di alcuni interpreti, Danilo e Vlahovic su tutti, sono una zavorra che sta rallentando inevitabilmente lo sviluppo del progetto.

Il confronto con la Juventus di Allegri

Inevitabile il parallelo con il cammino dello scorso anno: oggi la Juventus ha 5 punti in meno rispetto alla passata stagione, quando senza un mercato rivoluzionario e brillante, nel bene e nel male, i bianconeri erano in scia all’Inter, posizione che avrebbero tenuto fino a febbraio. Alla decima giornata, infatti, la Vecchia Signora aveva 23 punti con 17 goal fatti e 6 subiti, un bilancio simile a quello attuale, con 17 reti realizzate e 7 subite, ma con una differenza sostanziale in termini di punti. La vera differenza la stanno facendo i pareggi, tanti per una squadra che punta a restare a contatto con la vetta: sei complessivi, alcuni brillanti ed entusiasmanti come quello di San Siro, al termine di una partita emozionante, altri meno, come con Empoli, Cagliari e Parma. Difficile, in ogni caso, mettere a confronto due progetti completamente diversi con calendari e avversari differenti, senza dimenticare che quest’anno la Juventus di Motta ha già tre partite di Champions alle spalle: eppure qualcosa deve cambiare, dalla difesa all’attacco.

L’infortunio di Bremer, le crisi di Gatti e Danilo

Lo spartiacque di questo inizio di stagione è stato sicuramente l’infortunio di Bremer. Da quando il brasiliano si è rotto il crociato, nei primi minuti della sfida di Champions con il Lipsia, la difesa della Juventus è diventata un cantiere aperto. Un muro prima del crack, una rete a maglie larghissime dopo: 1 gol subito in sette partite prima, 10 in sei uscite dopo. Tuttavia, anche se Bremer è certamente uno dei migliori difensori della Serie A, sarebbe pericoloso accostare alla sua assenza il crollo dei bianconeri: la fase difensiva, come precisa sempre Motta, è una questione collettiva. Di sicuro Gatti e, ancor di più, Danilo stanno vivendo un periodo complicato, fatto di errori e disattenzioni. Surreale il dialogo ripreso dalle telecamere dopo il raddoppio del Parma tra i due: “Dove eri”, è stata la domanda sconsolata del brasiliano, “lì”, ha indicato il centrale azzurro indicando la metà campo parmense. Se a questo spaccato di disorganizzazione si somma la serena passeggiata di McKennie, intento ad osservare mentre Man e Sohm sfrecciavano verso il raddoppio, è evidente che la colpa non può essere di un interprete bensì di un atteggiamento generalizzato. Si può difendere alti o bassi, a uomo o a zona: però è necessario farlo con continuità.

Un altro gol clamoroso sbagliato da Vlahovic

Alle difficoltà in fase difensiva si sommano ancora una volta le difficoltà di Vlahovic. Ogni partita del serbo è un bivio: contro il Parma, ancora una volta, dopo aver sbagliato un gol clamoroso a due passi dalla porta, sulla respinta di Suzuki su McKennie, si è eclissato. “Mi aspetto in fase offensiva tanto da parte di tutti, non solo da Vlahovic – ha raccontato Motta a fine partita -. In fase offensiva potevamo fare meglio”: concetti condivisibili, ma errori come quello del serbo, una riedizione dello strafalcione contro il Cagliari, pesano inevitabilmente. Spesso fuori dal gioco, Vlahovic contro il Parma ha toccato meno palloni (31) del portiere Di Gregorio (32), un dato che evidenzia le difficoltà dell’attaccante nell’essere coinvolto.

Eppure, non sono mancate le prestazioni incoraggianti, come contro l’Inter, o i numeri positivi, come alla voce gol segnati (6), tiri in porta (13, quinto in Serie A) e pali (3, leader in Italia). Manca un’alternativa, un attaccante in grado di farlo rifiatare, di fargli iniziare una partita dalla panchina: le assenze di Milik e Nico Gonzalez privano il serbo di un sostituto nonostante Motta abbia provato soluzioni creative come Weah e Yildiz. I recuperi di Koopmeiners, il perno intorno a cui ruota tutto il mercato di Giuntoli, e di Gonzalez potranno aiutare a uscire da questa fase interlocutoria: la Juventus è una squadra giovane, la seconda per età media in Serie A. Quando però a steccare sono i veterani, è necessario trovare in fretta le contromisure.

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