Dal nonno Arnór al papà Eiður con i suoi figli Sveinn, Andri e, ultimo della serie, Daniel. Quello che sembra un albero genealogico appartenere alla mitologia norrena, è in realtà la dinastia calcistica dei Gudjohnsen, leggende con la maglia dell’Islanda. Una famiglia che ha scritto pagine di storia del pallone nel loro Paese, spesso marginale nel movimento internazionale, ma capace di ritagliarsi momenti di grande splendore, sia con la nazionale che con i singoli interpreti. L’ultimo a fare il suo esordio con la nazionale è stato Daniel, convocato dal tecnico Gunnlaugsson che l’ha fatto entrare in campo al 69’ della sfida del 5 settembre con l’Azerbaigian. Naturalmente al posto del fratello Andri.
Gudjohnsen, la storia che si ripete
Una sostituzione che non è una novità nella famiglia più iconica del calcio islandese e mondiale, visto che 29 anni fa, durante l’amichevole con l’Estonia a Tallin, fu il nonno Arnór a lasciare il posto al figlio Eiður, padre dei tre calciatori attualmente in attività. Se nel mondo del calcio è un caso raro, in Islanda è proprio unico, visto che a differenza della stragrande maggioranza degli abitanti dell’isola nell’Atlantico, la famiglia Gudjohnsen è di origine danese, quindi tramanda il cognome proprio come avviene in gran parte dell’Europa, Italia compresa. Stesso cognome, quindi, e anche stesso ruolo: dal nonno ai tre nipoti, il mestiere di famiglia è fare gol, tre generazioni di centravanti in cui spicca notevolmente Eiður, che ha fatto strabordare la bacheca dei trofei familiari. Ha infatti vinto due Premier League con il Chelsea di Mourinho, il Triplete col Barcellona di Guardiola, chiudendo con l’Europeo 2016 con la maglia dell’Islanda, quando il Paese dei ghiacci divenne iconico per il calcio mondiale e la loro maglia, prodotta da un’azienda italiana, fu la più richiesta di quell’estate.
Mai insieme padri e figli
Eppure, anche se Eiður e Arnór hanno vestito la maglia dell’Islanda nella stessa partita subentrando il primo al secondo, non hanno mai giocato insieme in Nazionale. Il cambio contro l’Estonia, infatti, avvenne per richiesta del presidente della Federcalcio islandese, Magnuson, desideroso di celebrare la dinastia nella successiva partita in programma due mesi dopo a Reykjavik. Il destino, però, mise fuori gioco Eiður, che si ruppe una gamba con la Nazionale Under 18 e quando tornò a disposizione, il padre si era già ritirato dal calcio giocato: «Il mio più grande rammarico rimane non aver giocato insieme – ha in seguito ammesso Arnór -, e so che è anche quello di Eidur».
Oggi la famiglia Gudjohnsen ha nel secondogenito Andri Lucas e nel terzogenito Daníel Tristan, entrambi nati a Londra, i due esponenti più promettenti. Cresciuti tra l’Inghilterra e la Spagna, come si percepisce anche dai nomi, sono cresciuti nel settore giovanile del Barcellona. Andri Lucas ha anche vestito la maglia del Real Madrid giovanile, risultando uno dei talenti più fulgidi dell’Under 19 allenata da Raúl, prima di rompersi il crociato nel 2020 e iniziare il suo peregrinare in Europa: Norrköping, Lyngby, Genk, Blackburn.
Dai Gudjohnsen ai Maldini
Anche se con meno esponenti, in Italia le dinastie sono rappresentate principalmente da quella dei Maldini: da nonno Cesare, fino a papà Paolo concludendo con il figlio Daniel, tutti e tre convocati in Nazionale senza mai incrociarsi, almeno in campo. Perché nel periodo dal 1996 al 1998, Cesare fu ct dell’Italia e Paolo un suo giocatore: il 14 ottobre 2024 contro Israele, Daniel è diventato il terzo della dinastia Maldini ad indossare la maglia dell’Italia. Prima di loro, Salvinu, Eric e André Schembri hanno assicurato tre generazioni nella selezione di Malta, così come i Vladimir Weiss, nonno, padre e figlio, per l’allora Cecoslovacchia e gli Odmar Færø, per le Isole Faroer.