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Abramovich, sorgono domande sulla vendita del Chelsea

L’intento di Abramovich è lodevole, almeno a parole, ma dall’Inghilterra filtrano dubbi sulla trasparenza dell’operazione di vendita.

Roman Abramovich ha ufficialmente messo in vendita il Chelsea, dichiarando che tutti i proventi netti della vendita andranno alle vittime della guerra in Ucraina. Nobilissimo gesto, ma dall’Inghilterra ora si stanno facendo domande specifiche circa la natura di queste dichiarazioni. Cosa si intende per ricavato netto? Al netto di cosa? E inoltre, gli eventuali proventi andranno alle vittime aggredite, ovvero gli ucraini, o potranno finire anche ai russi?

È il Guardian a metterci il naso, provando a far luce nella matassa di intrighi intorno a questa operazione. Abramovich ha confermato mercoledì di voler vendere il Chelsea e l’oligarca russo ha detto che tutti i proventi netti, intesi come i soldi di qualsiasi vendita meno le spese legali, sarebbero stati utilizzati “a beneficio di tutte le vittime della guerra in Ucraina”. La formulazione ha lasciato aperta la possibilità che il denaro non sia interamente riservato agli ucraini feriti, in lutto o comunque colpiti dall’invasione russa del loro paese.

Il Guardian ha cercato di chiarire la faccenda, chiedendo a fonti vicine all’oligarca se ci fosse una possibilità che il fondo di beneficenza potesse essere utilizzato per aiutare i soldati russi feriti in guerra o le famiglie dei soldati russi. Una figura chiave ha spiegato che il fondo è destinato a tutte le vittime della guerra e non sarà collegato all’origine. Ulteriori dettagli non sono stati offerti, con il team di Abramovich che sta lavorando con gruppi di beneficenza per capire come meglio procedere.

Inoltre, non è ancora chiaro come i proventi netti saranno dedotti da qualsiasi transazione. Né il Chelsea né il portavoce di Abramovich hanno risposto alla domanda sul processo riguardante i proventi netti.

Come se non bastasse, nel marasma generale di questi giorni, il deputato laburista Chris Bryant ha detto che la decisione di vendere il Chelsea potrebbe essere un tentativo di Abramovich di evitare le sanzioni internazionali. Sir Keir Starmer, il leader laburista, ha anche fatto pressione su Boris Johnson per sanzionare il proprietario del Chelsea.

La furia del parlamento inglese deriva dalla paura che la mossa di Abramovich sia un tentativo di aggirare le sanzioni internazionali in arrivo, mettendo al sicuro almeno parte del proprio patrimonio personale. È inoltre chiaro il fatto che, in caso di sanzioni, la vendita del Chelsea non sarebbe permessa, e da qui la fretta dell’oligarca russo.

Resta inteso che la banca statunitense Raine è stata incaricata di effettuare la vendita. Le parti interessate sono state invitate a fare offerte entro il 15 marzo.

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