Kamaldeen Sulemana – ma da qui in avanti, per comodità lo chiameremo come lo chiama Juric: Dino – è arrivato al posto di Lookman prima ancora che Lookman finisse nelle mire dell’Inter, segno che qualcosa a Bergamo covava già da tempo: il ghanese gioca nella stessa posizione di campo del nigeriano, come lui parte da sinistra per convergere al centro e come lui cerca in Italia la consacrazione che in Premier ha solamente sfiorato. Juric lo ha conosciuto lì, nei disastrosi mesi di Southampton che il croato ha vissuto dopo le disastrose settimane a Roma: di 28 partite ne ha perse 18 (e vinte appena 6), ma ha conosciuto Dino e la prima cosa che ha fatto, appena sbarcato a Bergamo, è stato chiedere all’Atalanta di comprarglielo.
Quando Sulemana mise in croce Hakimi
È costato 17 milioni, un prezzo in svalutazione: nel 2021 il Rennes lo aveva preso dal Nordsjaelland per 20, cessione record per il campionato danese, e nel 2023 il Southampton dal Rennes per 25. Il salto in Premier non è andato benissimo, ma Juric ha confermato le potenzialità di questo ragazzo che fin dal suo sbarco in Europa era considerato un genio del dribbling e in effetti lo è. “Cerco sempre di dribblare, anche troppo”, dice, e quell’esagerazione è anche il suo limite: è innamorato di quel fondamentale, lo pratica benissimo ma spesso se ne lascia sedurre dimenticando il resto. È per questo che, tutto sommato, sia in Ligue 1 sia in Premier ha segnato poco, ma la pasta è quella del giocatore di smisurato talento: per conferma chiedere ad Hakimi, messo in croce durante un Rennes-Psg, o guardarsi il fantasmagorico gol segnato al Metz.
Kudus e Sulemana, compagni di scuola
Dino viene da Techiman, nel Ghana profondo, ha due genitori che appartengono a due etnie e parlano due lingue diverse – il padre gonja, la madre dagbani – e gioca a pallone da sempre: “Nella mia comunità, quando inizi a camminare sei considerato capace di fare qualcosa, quindi ho cominciato subito a giocare a calcio, anche perché il primo regalo che ogni madre fa al proprio figlio è un pallone”. La sua fortuna è cominciata quando è stato ammesso nella Right to Dream Academy di Accra, una delle più importanti accademie calcistiche dell’Africa: seleziona i migliori ragazzini del territorio, li ammette nel suo college, li fa studiare e allenare e i più bravi trovano poi sbocco nel calcio professionistico. Dino a 18 anni è finito in Danimarca, al Nordsjælland, che appartiene al Mansour Group, la multinazionale egiziana che gestisce anche la Right to Dream Academy: è lo stesso identico percorso che ha fatto il suo miglior amico, Kudus, che oggi è al Tottenham, ed è probabilmente il miglior calciatore ghanese in attività.
Sulemana a Rennes sulle tracce di Dembélé e Doku
In Danimarca Dino si è ambientato alla svelta, il suo dribbling ha spopolato e in due anni (42 partite, 14 gol) si è guadagnato l’attenzione di molti club importanti: l’ha spuntata il Rennes, dove hanno un certo fiuto per i dribblatori visto che lì si sono rivelati Dembélé e Doku. La sua carriera si stava impennando ma poi in Inghilterra si è impantanata, però in Serie A il dribbling è un’arte pressoché sconosciuta e chi ne sa fare buon uso può segnare la differenza. Del resto anche Lookman, prima di arrivare a Bergamo, aveva messo assieme appena una ventina di gol in cinque anni. E non dribblava così bene.
Sulemana, chiamatemi Kamaldeenho
Dino il soprannome se l’è dato da solo: su Instagram è Kamaldeenho, in onore del suo idolo Ronaldinho. Dopotutto, i ghanesi sono sempre stati chiamati i brasiliani d’Africa.