D’Amblé, l’intervista al responsabile tecnico del Lecce
In un calcio di Serie A sempre più segnato da capitali stranieri e da proprietà lontane dal territorio, il Lecce continua a rappresentare un’isola felice, con una solidità identitaria che affonda le radici nel Salento e si proietta nel futuro.
La permanenza ormai stabile tra le grandi, l’attenzione al vivaio e la nascita del nuovo centro sportivo di Martignano sono i tasselli di un progetto che va oltre i risultati sul campo. Non solo una questione di strutture, ma di appartenenza, memoria e visione a lungo termine: ingredienti indispensabili per trasformare i ragazzi di oggi nei protagonisti di domani.
Di questi temi, insieme a Andrea ‘Checco’ D’Amblè, responsabile tecnico del settore giovanile giallorosso, intervenuto in ESCLUSIVA ai nostri microfoni, abbiamo approfondito il significato del nuovo centro sportivo, le strategie per trattenere i talenti locali, l’equilibrio tra ricerca all’estero e valorizzazione dei giovani salentini, e le prospettive di un modello che vuole restare sostenibile senza smarrire la propria anima.

Andrea D’Amblè, responsabile del settore giovanile del Lecce (Foto di Andrea Stella)
Con l’inaugurazione del nuovo centro sportivo di Martignano, che impatto concreto si aspetta per la crescita del settore giovanile del Lecce?
Avrà un impatto fondamentale: significa dare finalmente una “casa a un sogno”. Non si tratta solo di un miglioramento organizzativo, ma anche di un discorso di identità e di appartenenza. Oggi è indispensabile avere un centro sportivo moderno e funzionale, e questo passo è davvero decisivo per la crescita del nostro settore giovanile.
Quanto sarà importante, anche dal punto di vista educativo e identitario, che i giovani crescano e si allenino in una struttura finalmente di proprietà del club?
È importantissimo. Allenarsi in una struttura di proprietà del club significa sentirsi davvero “a casa”, vivere un senso di appartenenza e lavorare a stretto contatto con la prima squadra. Tutto questo rende il percorso formativo molto più solido.

Centro Sportivo di Martignano (Foto di Andrea Stella)
Spesso le grandi società portano via i talenti locali già a 12-13 anni. Come pensate di contrastare questa dinamica per trattenere i ragazzi salentini più promettenti?
Il nostro compito è far capire ai ragazzi quanto la società tenga a loro e alla loro crescita. Il Lecce lavora per formarli, migliorarli e portarli un giorno in prima squadra. Negli anni lo abbiamo dimostrato: tanti ragazzi, salentini e non solo, hanno indossato la maglia giallorossa. Per noi è una priorità assoluta.
Pantaleo Corvino ha sottolineato le difficoltà di reperire giovani italiani di qualità a costi accessibili: qual è la sua visione su questo tema dal punto di vista della formazione di base?
Le parole del direttore Corvino sono sacrosante. È un problema diffuso, non solo nostro, e ha radici anche sociali: i ragazzi dedicano troppo poco tempo alla pratica sportiva, e le sole due ore di allenamento giornaliero possono non bastare. L’unica strada è migliorare sempre di più la formazione di base e la qualità del lavoro quotidiano.

Franco Jurlano, Giovanni Semeraro, Saverio Sticchi Damiani, presidenti Lecce (Foto di Andrea Stella)
In che modo il Lecce intende conciliare la ricerca di talenti stranieri con la valorizzazione dei ragazzi del territorio?
Le due cose vanno di pari passo. In un mondo globale sarebbe anacronistico non guardare anche all’estero. Bisogna cogliere le opportunità internazionali, ma al tempo stesso investire nella crescita dei ragazzi del territorio. Noi lo stiamo già facendo e continueremo su questa strada.
La prima squadra oggi si allena su un campo intitolato a Graziano Fiorita: quanto pesa la memoria e la tradizione del Lecce nella formazione dei giovani calciatori?
La memoria è fondamentale. Graziano Fiorita è sempre nei nostri cuori e lo resterà per sempre. La storia del club è un valore che trasmette appartenenza: chi viene a Lecce deve capire cosa rappresenta questo club e cosa ha costruito negli anni. Oggi siamo al quarto anno consecutivo di Serie A e stiamo scrivendo un pezzo importante di quella storia.

Patrick Dorgu ai tempi del Lecce (Foto di Andrea Stella)
Ci sono già prospetti interessanti del settore giovanile che potrebbero presto affacciarsi in prima squadra?
Sì, ci sono. Negli ultimi anni abbiamo lavorato molto e i frutti iniziano a vedersi. Dorgu (trasferitosi al Manchester United nella scorsa sessione invernale di calciomercato,ndr), Berisha, Burnete (in prestito alla Juve Stabia), escono dal settore giovanile e sono arrivati in prima squadra. In Coppa Italia col Milan ha esordito anche Gorter (classe 2005). Abbiamo inserito ragazzi sotto età in campionati impegnativi, e oggi in Primavera giocano stabilmente diversi 2008, oltre a due 2009 già aggregati. Il nostro obiettivo è portarli passo dopo passo verso la prima squadra.

Olaf Gorter, Lecce (Foto di Andrea Stella)
Guardando al futuro, qual è l’obiettivo principale: formare giocatori pronti per la Serie A, oppure creare un modello sostenibile che dia continuità al club a lungo termine?
L’obiettivo è entrambi. Continuare a formare ragazzi che possano arrivare in prima squadra, ma allo stesso tempo consolidare un modello sostenibile che dia stabilità al club. Quello che abbiamo fatto finora è eccezionale. Il Lecce è già un modello da seguire e continueremo su questa linea, con la stessa filosofia e gli stessi valori.
Si ringrazia la società US Lecce per la gentile concessione dell’intervista e Andrea Stella per le foto.
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L’articolo ESCLUSIVA MP – Lecce, una casa per il futuro: “Il nuovo centro sportivo è identità, appartenenza e crescita” proviene da MondoPrimavera.