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La notte di Riva, il cucchiaio di Panenka, la stella improvvisa Eder: campioni o eroi per caso che hanno deciso un Europeo

Dieci uomini che – come lo spagnolo Oyarzabal – hanno segnato la rete decisiva in finale

Campioni o comprimari, fuoriclasse acclarati o eroi per caso. Dieci uomini che – come lo spagnolo Oyarzabal – hanno segnato il gol decisivo nella finale dell’Europeo.

La laurea nelle imprese di Oyarzabal

Basco, 27 anni, tratti del viso pasoliniani, piedone extralarge (calza il 47). Panchinaro di lusso, con una spaccata ha regalato Euro 2024 alla Spagna. Grande personalità, capitano della Real Sociedad da quando ha vent’anni, fedelissimo di De la Fuente, che l’ha allenato fin dalle nazionali giovanili. E’ laureato in gestione di impresa. L’impresa – stavolta – porta la sua firma.

Le capocciate di Horst il Gigante

Europeo 1980, l’organizzazione spetta all’Italia. Stadi semivuoti, torneo piuttosto desolante. L’Italia di Bearzot arriva 4ª, dopo aver perso la finalina ai rigori contro la Repubblica Ceca (errore decisivo di Collovati). A vincere è la Germania Ovest. I tedeschi trionfano grazie ai gol di Horst Hrubesh, numero 9 dell’Amburgo, faccia da pugile, un gigante scoordinato capace di certe capocciate da paura: sua la doppietta che nella finale dell’Olimpico piega il Belgio. In nazionale gioca due anni (1980-1982), 21 partite e 6 gol, quelli di Euro 1980 i più iconici.

Dolce è la notte di Gigi Riva

Il controllo, il movimento a liberare il tiro, la stoccata di sinistro, l’esultanza rabbiosa. C’è tutto il meglio del repertorio di Gigi Riva nel gol che dopo 12 minuti spacca la ripetizione finale Italia vs Jugoslavia, quella volta – 10 giugno 1968 – all’Olimpico, con gli azzurri di Valcareggi che conquistano il primo Europeo della nostra storia. Il raddoppio – poco meno di venti minuti dopo – è di Pietro Anastasi, a quel punto – dolce è la notte romana – può cominciare la festa.

Charisteas fa felice l’Armata Brancaleone

Euro 2004, il brutto anatroccolo si trasforma in cigno. La Grecia è campione d’Europa. Il gol decisivo nella finale contro il Portogallo padrone di casa e favoritissimo dai pronostici (Cristiano Ronaldo, Figo, Rui Costa) lo segna un carneade che fa la riserva nel Werder Brema. Si chiama Angelos Charisteas. Sull’angolo di Basinas, Charisteas inzucca di prepotenza. Il Ct della Grecia, il tedesco Otto Rehhagel, prima dell’ultimo atto aveva radunato i suoi e aveva sentenziato: “Se proprio si deve cadere, si cadrà da eroi greci”. Un trionfo.

Tra trionfo e dolore, l’estate del danese Viltort

E’ Kim Viltort l’eroe della Danimarca che nel 1992 – in Svezia – vince l’Europeo da outsider, da splendida intrusa, da ospite imbucata; convocata all’ultimo momento al posto della Jugoslavia, esclusa dall’UEFA per via delle sanzioni politiche inflitte dall’ONU causa guerra. Dopo ogni partita con la sua nazionale, Kim Viltort corre a casa per assistere la piccola figlia Line malata. E’ suo il gol del 2-0 nella finale di Goteborg contro la Germania.

Il golden gol di Bierhoff

30 giugno 1996, Londra. La Repubblica Ceca è in vantaggio, Olivier Bierhoff entra e ribalta la partita. Prima trova il pareggio e poi, ai supplementari, si avventa su un pallone vagante e con una mezza giravolta lo spedisce in rete. Game over, Germania campione d’Europa. Il gol di Bierhoff è una sentenza. E’ un Golden Gol. Tre anni prima la FIFA ha introdotto una nuova regola. Ai supplementari vale il Golden gol, così è stato battezzato. E’ la “sudden death”. La morte improvvisa della partita. Chi segna per primo vince, come si faceva da ragazzi quando arrivava l’ora della cena.

Il mitologico cucchiaio di Panenka

L’uomo con i baffi si avvicina a passi brevi al dischetto del rigore e tocca il pallone sotto, gli fa il solletico con tutta la leggerezza di cui è dotato. Il pallone disegna nell’aria un semicerchio, lento, definitivo, epocale. Il portiere avversario, il tedesco Sepp Maier, è già a terra, sbilanciato, vinto dalla forza di gravità. Quel tiro mai visto è una carezza, uno sberleffo. L’uomo con i baffi si chiama Antonin Panenka e ha appena inventato un colpo d’artista, il cucchiaio. La Cecoslovacchia è in trionfo, ha vinto – contro la Germania – la finale dell’Europeo 1976. L’Europa intera è strabiliata da quella magia.

La spalla di “Bomber der Nation”

Nel tabellino marcatori della finale di Euro 1972 – Germania Ovest-Unione Sovietica 3-0 – compare per due volte il nome di uno dei centravanti più forti di tutti i tempi, Gerd Müller, “Bomber der Nation”, capocannoniere di quel torneo che si gioca in Belgio. Il terzo gol lo segna invece Herbert Wimmer detto Hacki, centrocampista offensivo, stella del Borussia Moencengladbach che negli anni 70 vince cinque volte la Bundesliga e mette in bacheca anche la Coppa Uefa del 1975. Nel suo palmares anche il Mondiale del 1974 (gioca due spezzoni) e l’argento a Euro 1976 (è in campo nella finale persa con la Cecoslovacchia).

Una cometa nel cielo di Parigi

Il portoghese Eder fu una stella improvvisa che attraversò il cielo, senza che nessun telescopio avesse puntato l’obiettivo nella sua direzione. Apparve alle 23.14 di domenica 16 luglio 2016 allo stadio St Denis di Parigi. Ha 29 anni, è il vice di Cristiano Ronaldo (che quella sera si infortuna). Finale Francia vs Portogallo, supplementari, il tiro scagliato all’improvviso da venticinque metri vale la gloria. Prima e dopo, una carriera da comprimario. Ma Eder per una notte è il re del regno del pallone.

El Niño che innescò la rivoluzione spagnola

L’epopea della Spagna miglior squadra del pianeta comincia una sera a Vienna, quando Fernando “El Niño” Torres mette a referto il gol che batte la Germania nella finale di Euro 2008, il sigillo più importante delle sue 38 reti in nazionale. Comincia in quel momento una storia che porterà la “Roja” a vincere il Mondiale sudafricano del 2010 e l’Europeo del 2012. Quattro anni di dominio totale, lasciando una traccia profonda nella storia del calcio. E tutto grazie – anche – al Niño.

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