Il vero enigma che Luis Henrique dovrà risolvere riguarda il suo valore: è proporzionato al prezzo che è costato (25 milioni) e il suo arrivo comporterà un effettivo salto di qualità nella formazione dell’Inter, che sull’esterno brasiliano aveva puntato da tempo, tanto da presentarlo già al Mondiale per club?
Gattuso e De Zerbi i maestri di Luis Henrique
La reputazione tecnica del brasiliano, 23 anni, è infatti controversa, a meno che non si consideri solamente l’ultima stagione marsigliese, la migliore della carriera, con 9 gol e 10 assist nel Marsiglia di De Zerbi, l’unico tecnico ad averlo finora valorizzato, o capito, anche se lui dichiara un rapporto speciale con Gattuso, “l’allenatore che mi ha segnato di più”. Certo non più di suo padre Ronaldo, che aveva una scuola calcio a Solânea, un piccolo comune dello stato di Paraíba, dove non c’era nient’altro che un campo in terra battuta.
Quel passaggio a sorpresa dal Botafogo al Marsiglia
All’età di dieci anni entrò nel Três Passos, nel Rio Grande do Sul, un club affiliato al Botafogo, che a sua volta se lo prese nel 2018. Due anni e appena sette presenze in prima squadra dopo finì a sorpresa al Marsiglia per la bellezza di 12 milioni, scatenando molti interrogativi e la perplessità del tecnico dell’epoca, Villas-Boas, che aveva bisogno di un centravanti e si ritrovò invece questa ala alle prime armi, che fece fatica a imporsi e dopo una stagione e mezza venne rispedito al Botafogo, dove le cose non andarono meglio: giocò un po’ di più ma mai a tempo pieno, anche perché esisteva una clausola che avrebbe imposto al club di Rio il riscatto obbligatorio del giocatore, per 8 milioni, se avesse giocato almeno il 50% delle partite. Il Botafogo fece in modo che non accadesse e così nel gennaio 2024 Luis Henrique si ritrovò di nuovo a Marsiglia, dove abbracciò Gattuso e nuovi spiragli di carriera. Poi, l’anno dopo con De Zerbi, la consacrazione e la chiamata dell’Inter.
Luis Henrique, un esterno diverso da Dumfries e Carlos Augusto
Gli osservatori nerazzurri sono rimasti attratti dal “nuovo” Luis Henrique, che De Zerbi aveva cominciato a impiegare da esterno a tutta fascia, tanto a destra quanto a sinistra: lo hanno immaginato come alternativa a Dumfries e Dimarco, dunque, inserendo in rosa un tipo di giocatore nuovo, diverso, visto che tutti gli esterni di Inzaghi (oltre ai due già citati, anche Darmian e Carlos Augusto) erano in origine terzini mentre Luis Henrique nasce come ala. Anzi, a dirla tutta è ancora un’ala, perché la sua riconversione tattica non la si può dire completa, dato che al brasiliano mancano ancora le basi per svolgere una fase difensiva completa, efficace. Sa ripiegare in copertura grazie alla sua velocità, ma è debole nel contrasto ed è sempre perdente nei duelli aerei.
Dribbling e scatti le specialità di Luis Henrique
D’altro canto, ha qualità che nessuno, nell’Inter degli ultimi anni, ha mostrato: è rapidissimo nel breve, ha uno scatto bruciante anche quando parte da fermo e conosce a menadito l’arte del dribbling, con una peculiarità tutta sua: è formidabile a scappare via al difensore sfruttando anche i rimpalli, quindi in maniera un po’ sporca, perché è molto svelto a reagire a uno spostamento inatteso del pallone. Di lui in Brasile dicevano che “ha l’allegria nelle gambe” e in effetti è così.
Ala, esterno o jolly da fine partita?
Non è ancora chiaro, in ogni caso, come intenda impiegarlo Chivu, che nell’amichevole in casa del Monaco, di fatto il debutto stagionale, lo ha messo a destra nel ruolo di Dumfries e nella ripresa l’ha impiegato da mezzala: esperimento interessante. In teoria sarebbe ideale nel 3-4-2-1, nella posizione di trequartista-ala sinistra che il club vorrebbe affidare a Lookman: è, a conti fatti, il ruolo in cui Luis Henrique (che è destro naturale, dunque da destra può accentrarsi e cercare il tiro) si trova meglio, anche se è ancora carente sul piano della finalizzazione, sia a livello di gol sia di assist: quando arriva al dunque, spesso si perde. In attesa di approfondirne la conoscenza, il brasiliano può essere un’arma formidabile a partita in corso, per schiodare difese chiuse creando superiorità numerica. Sarebbe servito assai, la stagione scorsa, quando spesso l’Inter si è impantanata in finali pasticciati. Di sicuro è ancora presto per dire se 25 milioni siano stati il prezzo giusto.