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Stadi, prezzi popolari e mentalità offensiva: perché la Bundesliga è per molti il campionato più bello del mondo

Al via il campionato tedesco, un torneo a misura di appassionato. Il Bayer Leverkusen di Xabi Alonso sogna il bis, l’anno zero del Bayern Monaco, la rivoluzione del Borussia Dortmund

Per molti il vero campionato più bello del mondo è la Bundesliga (stasera il via con l’anticipo tra il Borussia Moenchengladbach e i campioni in carica del Bayer Leverkusen) perché l’ambiente negli stadi è fantastico (ci sono ancora i posti in piedi!) e sono fantastici pure gli stadi, perché i prezzi sono popolari, perché tutte le squadre hanno una mentalità offensiva, perché le partite sono divertenti, perché ogni anno vengono fuori dei giovani accattivanti, perché le società sanno vendere bene e comprare meglio e perché i club sono ancora, per legge, di proprietà dei piccoli azionisti, cioè dei tifosi. È un calcio passionale, a misura di appassionato, meravigliosamente sano e ingenuo: sono due grandi pregi.

«Il calendario della Bundesliga»

L’anno zero del Bayern Monaco

L’unico difetto, vale a dire la stucchevole e noiosissima tirannia del Bayern, è stato finalmente ridimensionato nella stagione passata grazie al meraviglioso Bayer Leverkusen, che ha vinto il suo primo Meisterschale (e la coppa di Germania) e per giunta da imbattuto, rinfrescando l’aria e rilanciando l’interesse, rinvigorito anche dalla finale di Champions raggiunta dal Borussia Dortmund. In genere, il Bayern frustrava la concorrenza vampirizzandola: comprava i giocatori migliori delle squadre che lo rincorrevano tenendole così a una distanza sostanzialmente impossibile da colmare. Quest’anno non è successo, se non per il difensore giapponese Ito, strappato allo Stoccarda.

Il Bayer Leverkusen sogna il bis con Wirtz e Xabi Alonso

A Leverkusen hanno invece confermato il blocco la squadra dei sogni (e i giocatori che fanno sognare, tipo il sontuoso Wirtz) cedendo solamente Hlozek all’Hoffenheim e allargando la rosa con due utili giocatori esperti (Terrier del Rennes e Aleix Garcia dal Girona) e un diciannovenne difensore di grandi prospettive, il francese Belocian, pure lui del Rennes. Soprattutto è rimasto Xabi Alonso, che ha rinunciato alle offerte di mezza Europa, e del Liverpool specialmente, per continuare l’avventura nella società che gli ha permesso di allenare ai massimi livelli facendo una scelta di gratitudine e rispetto diversa, per esempio, da quella di Thiago Motta. Le “aspirine”, che avevano finito la stagione con l’unica sconfitta dell’anno (il 3-0 dell’Atalanta nella finale di Europa League), hanno ricominciato vincendo la Supercoppa contro lo Stoccarda.

Stoccarda in Champions, ma ridimensionato

Proprio la squadra sveva, vice-campione in carica, è l’unica big a essersi apparentemente indebolita. È tornata in Champions dopo 14 anni, ma oltre a Ito ha perso il bomber Guirassy, finito a Dortmund assieme all’altro difensore Anton, nazionale tedesco. È tutto da vedere se i sostituti (Demirovic e Undav in attacco; Chabot, Rouault, Stergiou ed Hendricks in difesa) saranno all’altezza. Di sicuro, sono scommesse.

Il Bayern di Kompany punta su Olise

Il Bayern Monaco ha reagito alla prima stagione storta dopo anni di dominio cambiando panchina e affidandosi, dopo aver incassato una serie impressionanti di rifiuti, al guardiolista Kompany, che non aveva ancora allenato a questi livelli (ma giocato sì, eccome). Come detto, stavolta non ha indebolito la concorrenza, dedicandosi piuttosto a un mercato diverso dal solito, senza rincorrere vedettes: spediti a Manchester (United) De Ligt e Mazraoui, ha preso un solido mediano portoghese, Palhinha (strapagandolo: 51 milioni) e l’ala francese Olise, versando al Crystal Palace ben 55 milioni. Il livello, apparentemente, non è aumentato granché.

Dortmund, rivoluzione affidata a Sahin (e Guirassy)

Chissà invece cosa succederà a Dortmund, dove è cambiato moltissimo a cominciare dall’allenatore: Terzic ha lasciato il posto al suo vice Nuri Sahin, turco nato però nella regione di Dortmund, cresciuto nel vivaio giallonero e tifoso quasi quanto il suo predecessore. È praticamente all’esordio, perché prima aveva allenato solamente all’Antalyaspor per un campionato intero e due mezze stagioni, ma dicono che fosse lui il vero segreto di Terzic. Vedremo. Hanno lasciato anche due bandiere come Hummels e Reus, ma pure due cardini come Sancho e Maatsen, a fine prestito, e il bomberone Füllkrug, finito al West Ham per 27 milioni. Stavolta è stato il Borussia a vampirizzare, prendendo i due dello Stoccarda (Guirassy a buon prezzo: è bastato pagare la clausola di 18 milioni), oltre a investire molto sul giovane attaccante Beier (Hoffenheim) e il minimo sull’esperto centrocampista Gross del Brighton, nazionale tedesco. Anche qui le incognite non sono poche.

Nusa, l’ultimo gioiello del Lipsia

Chissà, allora, che non possa essere l’anno del Lipsia, che come ogni estate ha venduto un big (Olmo al Barcellona per 55 milioni), ma ha tenuto tutto gli altri, a cominciare da Xavi Simons, e fatto i soliti investimenti copiosi sui giovani, tra i quali spicca Antonio Nusa, interessantissima ala norvegese-nigeriana del Bruges, 19 anni. Lo volevano anche molte big italiane, ma nessuno s’è fidato di scucire 21 milioni. Per il resto, proverà a inserirsi l’Eintracht (che però ha venduto il difensore colombiano Pacho al Psg per 40 milioni) e ha velleità di rilanciarsi il Borussia Moenchengladbach, reduce da diverse stagioni negative.

Il ritorno del St. Pauli, la prima volta di Kiel

Di contorno, merita rallegrarsi per il ritorno in Bundesliga del St. Pauli, la squadra più amata al mondo dai tifosi di sinistra, e della prima volta dell’Holstein, squadra delle città di Kiel, sul mare del Nord. Undici anni fa stava in quarta divisione.

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